martedì 30 novembre 2010

Stellarium, uno strumento eccezionale per l'astronomia

Siete studenti di astronomia o semplicemente amanti degli astri e dell'universo? Se non lo conoscete già  è il caso che visitiate il sito ufficiale  del progetto Stellarium, un programma gratuito distribuito in licenza GPL. on Stellarium è possibile ammirare la volta celeste in tutto il suo splendore, con un database contenente mgliaia di dati riguardo le costellazioni e gli astri, inoltre sono presenti una serie di strumenti utilissimi a studiare e capire le dinamiche celesti.


Stellarium non è altro che un planetario virtuale multipiattaforma, che fornisce una rappresentazione del cielo in tempo reale, sviluppato dal francese Fabien Chèreau. Il progetto fu lanciato nel 2001 e nel tempo si è arricchito di collaborazioni e funzionalità. Funzionalità e caratterstiche che rendono Stellarium uno strumento estremamente utilzzato nella didattica astronomica in molte scuole ed università.

L'nterfaccia presenta caratteristiche peculiari come un potente zoom, il controllo della data e dell'ora, il supporto multilinguaggio, la possibilità di creare script personalizzati, la proiezione del cielo per planetari, la proiezione sferica, l'adattamento dell'occhio e la messa in risalto dei corpi luminosi, la simulazione dell'inquinamento luminoso, il controllo esteso alla tastiera ed il controllo del telescopio.


  • Inoltre Stellarium permette di vsualizzare le griglie equatoriali e altazimutali, lo scintillio stellare, le stelle cadenti, le simulazioni di eclissi (immettendo la data conosciuta), sfondi personalizzabili e la proiezione sferica panoramica

Infine è possibile aggiungere cataloghi extra fino a 210 milioni di stelle, le proprie immagini, oggetti del cielo profondo, panorami e costellazioni.

Per scaricare la versione 0.10.5 basta seguire i seguenti lnk a seconda del sistema operativo utilizzato:

Linux

Mac OS X

Windows


Guida all'installazione in PDF




Seguono una serie di screenshot della grafica del software:


























martedì 2 novembre 2010

Glossario dei Tags utilizzati per catalogare i file nel P2P

Glossario dei Tags utilizzati per catalogare i file nel P2P


Una cosa che l'uomo a sempre cercato di fare sin dallo sviluppo della sua coscienza ed intelligenza è catalogare, creare classi in cui suddividere le cose, in modo da avere un certo ordine mentale e soprattuto di evidenziare in modo veloce e sintetico le caratteristiche di una intera classe di oggetti. Un sempio classi di quanto vi scrivo è la sistematica degli animali o delle piante, o i vari generi individuati nella musica.

Di conseguenza anche nel P2P (peer to peer, ovvero lo scambio di file da utente ad utente) ha evoluto le sue classificazioni e le sue categorie. Ovviamente non esiste un regolamento ufficiale e quindi la nomenclatura può variare, anche se in genere il tag è riconoscibile; di solito capita che il tag è contenuto tra due parentesi quadre.

Questo è un esempio della struttura del nome di un file video di un film:


Nome.Film.2008.Italian.LD.CAM.Xvid-SILENT[Italianshare]


dove

- Nome.Film – il titolo del film

- 2008 – Anno di produzione,

- Italian - La lingua audio

- LD – Audio caturato da una presa sulla macchina di proiezione

- CAM – La traccia video è una ripresa del film all’interno del cinema.

- Xvid – Codiec video utilizzato.

- SILENT – Il nome del Releaser, (spesso gruppo) che ha immesso il file in rete file.

- [Italianshare] – nome del forum/sito web (board) che ha recensito il film e lo ha rinominato.


Quello che segue è un elenco con definizione dei maggiori tags utilizzati nel mondo del P2P per evidenziare le caratteristiche di file video ed audio già nel titolo del file.


TAGS usati per descrivere la qualità Video


- CAM [camcorder]: Video ripreso con telecamera all’interno del cinema, fissa o mobile. Scarsa qualità, colori spenti e problemi di messa a fuoco. Se poi anche la traccia audio è registrata dalla stessa cam la qualità è pessima.


- TS [telesync]: filmato ibrido con video di alta qualità (es: tratto da DVD già in commercio all'estero) e con audio registrato in una sala vuota con strumenti professionali. Garantisce risultati decenti. A volte può indicare un video ottenuto con telecamera professionale fissa in sala (e qui la qualità è appena sufficiente).


- TC [telecine]: video acquisito direttamente dalla pellicola o dal master digitale originale con l'uso di apparecchiature professionali. Negli studi di riversaggi è presente una macchina capace di riversare le Super-8. Quando le bobine del cinema vengono distribuite, la macchina le riversa.


- SCR [screener]: Video proveniente da copie promozionali. In alcuni casi appaiono nella traccia vdeo sottotitoli e watermarks, scritte e loghi che indicano la provenienza e lo scopo di quella copia o il relativo copyright. Possono essere video presi da video cassette ( VHSRip) direttamente da un VCR, poi trasformato in dvix. Infine lo SCREENER è una VHS promozionale solitamente decodificato in VCD.


- DVD-SCR [dvd-screener]: video proveniente da DVD promozionali. Possono essere presenti watermarks o scene in B/N. In passato era usato per identificare uno screener con video DVD e audio MD, mentre oggi si usa taggarlo come DVDRip.MD.


- DVDrip: video rippato (estratto) direttamente da un DVD originale.


- DVDMux: in alternativa alla dicitura DVDRip indica che il video proviene da un DVD e l'audio da un'altra sorgente. Viene usata per le Serie TV e corrisponde all'etichetta "LD.DVDRip" .


- R5: video estratto da DVD russi (il nome deriva dalla classificazione regionale dei DVD, 'regione 5' appunto). I film usciti nelle sale vengono da tempo commercializzati in Russia e anche in altri paesi asiatici. Il il tag LINE.ITALIAN indica che l’audio proviene da una fonte italiana.


- BDrip: video rippato da un disco Blu Ray. Alta definizione


- SAT/TV rip: video registrato dalla televisione (digitale o analogica).


- HDTV rip: video registrato da TV digitale in alta definizione.


- VHS rip: sigla rara, questo metodo è usato solo per quei titoli che non si trovano in altri formati. La qualità varia in relazione dello stato della videocassetta e del videoregistratore.


- STV: indica un film uscito solo per la TV senza passare dal cinema


- PDTV: Satellite o Digitale Terrestre


- FS: video a “schermo pieno” (FullScreen)


- WS: video a “metà schermo” (WideScreen)


- WP [workprint]: è una copia di un film in versione non definitiva, in fase di montaggio. (American Pie (1999) rippato da EViL, fu rilasciato 3 mesi prima dell’uscita cinematografica).


- WEB-DL o WEB-DLMux: Si tratta di un 720p o 1080p reperito da I-tunes americano.


- WEB-DLRip o WEB-DLMux: Si tratta di un rip dal WEB-DL che permette anche qui un alta qualità, stavolta in XviD/DivX, senza loghi televisivi.


- WMV: video sono di qualità medio/bassa rippati di solito mediante l'utilizzo di software Microsoft, proprietaria del formato, come Windows Movie Maker.


- RM: video sono video di bassa qualità, di solito, eseguibili tramite l'utilizzo di Real Player.


- 3gp: video compatibili con i cellulari e gli ipod. Dimensioni ridotte e qualtà relativa a cellulari ed i-pod.


- DVD-1 o mini DVD: 1,4 GB Lato unico e singolo strato, con diametro minore di 120 mm


- DVD-3: 2,8 GB Double layer Lato unico e doppio strato, con diametro minore di 120 mm


- DVD-5: 4,7 GB Lato unico e singolo strato - Il classico DVD


- DVD-9: 8,5 GB Lato unico e doppio strato


- DVD-10: 9,4 GB Due lati e singolo strato


- DVD-18: 17 GB Due lati e doppio strato


- PAL: Codifica utilizzata in Europa


- NTSC: Codifica utilizzata in Usa e Oriente




TAGS usati per descrivere la qualità Audio


- MD [mic dubbed]: audio registrato in sala con un microfono. Il suono si presenta non molto chiaro, spesso accompagnato da riverbero ed effetto eco. La qualità varia in relazione alle condizioni di ripresa ed all’attrezzatura utilizzata.


- LD [line dubbed]: audio registrato attraverso un jack collegato alla macchina da presa direttamente.


- DD [digital dubbed]: audio preso direttamente dalla traccia digitale dei dischi DTS (o DTS2) del cinema.


- DTS: audio ricavato dai dischi DTS2 cinema.


- AC3: audio in Dolby Digital 5.1, estratto da DVD commerciali.


- AC3 merged: audio AC3 estero con fonte canale vocale da LD o MD


- Mp3 merged: audio italiano con doppio canale da LD o MD




TAGS usati per descrivere i Codecs


Divx/Xvid [video]: DivX è un codec proprietario diffusissimo mentre Xvid rappresenta la sua controparte libera Xvid, altrettanto diffusa. Entrambi i codec sono una implementazione del codec video MP4. In genere hanno un formato .avi ed una traccia audio mp3. Il binomio DivX/Mp3 (Xvid/Mp3) ha una buona compatibilità con i supporti casalinghi (lettori DVD ed Hard Disk multimediali).


- MPEG-4 [video]: rapprensenta un insieme di standard per la codifica video di cui fanno parte anche i codecs Divx e H-264.


- H.264 (o H264) [video]: indicato anche come MPEG-4 AVC (Advanced Video Coding) è un codec video recente, che garantisce una migliore qualità a parità di spazio occupato.


- MP3 [audio]: il codec audio più diffuso. La maggior parte dei lettori stand-alone sono compatibili con questo formato.


- AAC [audio]: Advanced Audio Coding, è un formato di compressione audio realizzato dal consorzio MPEG, garantisce una qualità migliore dell'mp3 a parità di bitrate.


- AC3: audio proveniente da DVD; se accompagnato dalla dicitura 5.1, indica una traccia audio a 6 canali (5+1).


- Dolby: la massima qualità audio.



Altri TAGS usati


- SUB o SUBBED: film sottotitolato nella lingua specificata dopo il tag. Esempio: SUB.ITA



- INTERNAL: è il caso di una release imperfetta, possono essere presenti varie imperfezioni: ad es. audio non sincronizzato, etc. E' usata anche nel caso un altro gruppo ha gia' rilasciato lo stesso film.


- PROPER: viene usato quando un gruppo fa uscire una release migliore di una già nella rete ritenuta sbagliata.


- REAL.PROPER: il Proper di un proper con errori (sembra uno scioglilingua:))


- REPACK: il file è una riedizione corretta di un film già presente nella rete P2P. Una volta trovato un errore, di packing o nella release, se crea un altra release.


- UNRATED: film senza censure.


- LIMITED: si tratta di DVDrip introdotti nelle reti P2P prima dell’uscita ufficiale del DVD.


- REMASTERED: film rimasterizzato in digitale.


- [CREW] – Il gruppo che crea e rilascia il film nelle reti di filesharing.“SiLENT” è uno dei gruppi più famosi nel panorama P2P.


- READNFO: alcune note di ripping di un film vengono inserite in un file .NFO


- DIRFIX: è un tag utilizzato per correggere un errore nel testo della directory di un data release.


- NFOFiX: è un tag utilizzato per coreggere un errore nel testo del NFO.


- SAMPLEFIX: è un tag utilizzato per correggere errori relativi al simple mancanti o corrotto.


- MUX: una release con audio/video di una Stagione di una Serie Tv, con flussi audio e video da fonti diverse nei vari episodi e tra le cui tracce audio è obbligatoriamente presente il doppiaggio in lingua Italiana.




Tipi di File usati


- .AVI: Il più diffuso. E'il contenitore multimediale più utilizzato in ambiente Windows e supporta diversi codecs audio e video.


- .OGG: Poco diffuso. E' un formato Libero in grado di ospitare flussi audio e video con diversi codecs. Purtroppo pochi modelli di player multimediali stand-alone riescono a leggerlo.


-.MPG (MPEG): Contenitore per flussi di tipo mpeg (solitamente mpeg-1 o 2)


- .MP4: Altro contenitore di flussi mpeg. Solitamente contiene una traccia video codificato in MPEG-4 e una traccia audio AAC.


- .MKV (Matroska) – Contenitore multimediale in grado di supportare flussi multipli audio e video con diversi codecs e sottotitoli in vari formati.


- .DIVX: i video con estensione .divx contengono video codificati con le ultime versioni dell’omonimo codec DivX. Solo i lettori certificati visualizzano i file divix

mercoledì 15 settembre 2010

Come si diventa insegnanti: ecco le nuove regole - Comunicato stampa MIUR

Roma, 10 settembre 2010
Come si diventa insegnanti: ecco le nuove regole 
Un anno di tirocinio per legare teoria a pratica
Attivazione solo in base alla necessità per evitare il precariato
Più inglese e competenze tecnologiche

Gelmini: "Si passa dal sapere al sapere insegnare. Con il nuovo tirocinio ci si forma soprattutto sul campo" 

 
Cambia radicalmente la formazione iniziale degli insegnanti. Il Ministro Gelmini ha firmato il Regolamento sulla formazione iniziale dei docenti che si sviluppa, in particolare, su quattro grandi direttrici:
  • Il Tirocinio da svolgere direttamente a contatto con le scuole e col “mestiere” di insegnante, perché insegnare non può essere solo teoria ma anche pratica;
  • Il numero di nuovi docenti sarà deciso in base al fabbisogno. Fine dell’accesso illimitato alla professione che creava il precariato;
  • Con la fine del precariato sarà consentito ai giovani l’inserimento immediato in ruolo;
  • Lauree specifiche per ciascuna classe di abilitazione. Più inglese (necessaria la certificazione B2 in lingua inglese per abilitarsi) e nuove tecnologie, migliore preparazione per l’integrazione dei disabili.
“Oggi inseriamo un nuovo tassello nella riforma destinata a cambiare il nostro sistema scolastico - ha affermato il ministro Mariastella Gelmini - Un tassello fondamentale, perché riguarda la formazione iniziale dei futuri insegnanti. Prevediamo una selezione severa, doverosa per chi avrà in mano il futuro dell’Italia e sostituiamo alle vecchie SSIS un percorso di lauree magistrali specifiche e un anno di tirocinio coprogettato da scuole e università, concentrato nel passaggio dal sapere al saper insegnare”.

Il regolamento è il frutto del lavoro della Commissione presieduta dal professor Giorgio Israel, a cui è seguita un’azione di confronto con il mondo della scuola e delle associazioni per l’integrazione scolastica. L’obiettivo dei nuovi percorsi è garantire una più equilibrata preparazione disciplinare, didattica e pedagogica nel corso delle lauree magistrali e lo svolgimento di un anno di percorso, il Tirocinio formativo attivo, direttamente a contatto con le scuole.

Cambiano dunque le modalità per accedere all’insegnamento.


Con il nuovo sistema
 
  • per insegnare nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria
    • sarà necessaria una laurea quinquennale, a numero programmato con prova di accesso che consentirà di conseguire l’abilitazione per la scuola primaria e dell’infanzia;
    • sono rafforzate le competenze disciplinari e pedagogiche, è aumentata la parte di tirocinio a scuola ed è previsto un apposito percorso laboratoriale per la lingua inglese e le nuove tecnologie;
    • per la prima volta si è data specifica attenzione al problema degli alunni con disabilità, prevedendo che in tutti i percorsi ci siano insegnamenti in grado di consentire al docente di avere una preparazione di base sui bisogni speciali.
    •  
    • per insegnare nella scuola secondaria di primo e secondo grado
      • sarà necessaria la laurea magistrale ad hoc completata da un anno di Tirocinio formativo attivo;
      • è prevista una rigorosa selezione  per l’ingresso alla laurea magistrale a numero programmato basato sulle necessità del sistema nazionale di istruzione, composto da scuole pubbliche e paritarie;
      • l’anno di Tirocinio formativo attivo contempla 475 ore di tirocinio a scuola (di cui almeno 75 dedicate alla disabilità) sotto la guida di un insegnante tutor;
      • rispetto al percorso SSIS (Scuola di Specializzazione per l'Insegnamento Secondario), si prende il meglio di quella esperienza, evitando la ripetizione degli insegnamenti disciplinari, approfonditi già nella laurea e nella laurea magistrale, per concentrarsi sul tirocinio (incrementato), sui laboratori e sulle didattiche. 
      •  
      Con il vecchio sistema
      • per insegnare nella scuola dell’infanzia e in quella primaria bastava la laurea quadriennale a ciclo unico con test d’accesso al primo anno e la scelta, dopo un biennio comune, dell’abilitazione per la scuola primaria o per la scuola dell’infanzia; 
      • per insegnare nella scuola secondaria di primo e secondo grado erano necessarie la laurea magistrale e 2 anni di SSIS (Scuola di Specializzazione per l'Insegnamento Secondario).

      Dalle SSIS al Tirocinio formativo attivo: si passa dal sapere al sapere insegnare
      Chiudono le SSIS per le secondarie di primo e secondo grado e al loro posto si dà vita al Tirocinio Formativo Attivo della durata di un anno, terreno di incontro tra scuola e università. Durante il Tirocinio sarà dedicato ampio spazio all’approfondimento della didattica con esperienze sul campo che facilitino il passaggio dal sapere al sapere insegnare.


      Tirocini: come e dove svolgerli. Il numero deciso in base al fabbisogno di insegnanti
      In questo Regolamento è stato dato pieno riconoscimento al sistema nazionale dell’istruzione (formato dalle istituzioni scolastiche statali e paritarie), tanto nel coinvolgimento nei tirocini quanto nel calcolo dei fabbisogni del personale docente, e si inizia a prevedere la possibilità di svolgere tirocini anche nelle strutture di istruzione e formazione professionale dove è in  atto la sperimentazione dell’obbligo formativo e nei Centri per l’istruzione degli adulti.


      Inoltre gli Uffici scolastici regionali organizzeranno e aggiorneranno gli albi delle istituzioni scolastiche accreditate che ospiteranno i tirocini sulla base di appositi criteri stabiliti dal Ministero, evidenziandone buone prassi e specificità. Gli USR avranno anche funzione di controllo e di verifica sui Tirocini. Sino alla costituzione degli albi, le Università scelgono liberamente le scuole, di concerto con gli USR che mantengono compiti di vigilanza.


      Il consiglio di corso di tirocinio, che prevede la presenza di scuola e università, ha compiti di coordinamento e di progettazione e rappresenta il terreno di incontro e di raccordo tra le due realtà.


      Le commissioni di abilitazione prevedono un equilibrio tra scuola e università e un peso determinante del tirocinio e della prova didattica sul voto di abilitazione.


      L’anno di tirocinio prevede forme di interazione e coprogettazione del percorso tra istituzioni scolastiche e atenei. E’ stato previsto uno specifico spazio di laboratori destinati ad approfondire quanto viene fatto in classe.

      Formazione insegnanti di sostegno
      È previsto che la formazione dei docenti per il sostegno sia posta in capo alle università, pur prevedendo la possibilità di specifici accordi con gli enti del settore, in attesa di una futura classe di concorso che qualifichi il servizio.


      Percorsi di specializzazione CLIL
      Sono previsti percorsi di specializzazione per il CLIL (insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado di una materia non linguistica in lingua straniera).


      Rivista la classe di abilitazione strumento musicale
      Il sistema Afam concorre a pieno titolo alla formazione iniziale dei docenti nelle classi di abilitazione di propria competenza. In particolare è stato rivisto il percorso di abilitazione per lo strumento musicale.


      Regime transitorio
      Tutti i vecchi laureati potranno conseguire l’abilitazione per la secondaria di primo e secondo grado accedendo, dietro il superamento delle prove di accesso (test preselettivo, esami scritti e orali), all’anno di Tirocinio formativo attivo a numero programmato, che potrà essere attivato da questo anno accademico. Per l’accesso al percorso è valorizzato il servizio svolto a scuola, il dottorato di ricerca e l’attività svolta in università.


      Il regolamento sulla Formazione iniziale, dunque, punta a raggiungere quattro obiettivi:
      1. focalizza nella formazione iniziale non solo le materie tradizionali ma l’acquisizione di alcune competenze trasversali: seconda lingua inglese e competenze di didattica attraverso le nuove tecnologie;
      2. sostituisce al sistema SSIS strutture più snelle, concentrate sull’incontro e sulla coprogettazione tra istituzioni scolastiche e università evitando autoreferenzialità, costi per il sistema e per gli studenti e abbreviando di un anno il percorso di abilitazione per la scuola secondaria;
      3. prevede una programmazione dei numeri in grado di evitare la proliferazione del precariato;
      4. prescrive una rigorosa selezione del futuro personale docente.
      Con successivo decreto si stabiliranno le lauree magistrali relative al secondo ciclo dell'istruzione, per seguire il percorso di cambiamento del secondo ciclo e delle relative classi di concorso

      martedì 25 maggio 2010

      Elenco Radio Streaming su United Radio

      105 Channel 1 - 105 FM ...................... http://shoutcast.unitedradio.it:1101
      RMC ..................................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1103
      105 Classics ......................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1105
      RMC2 ................................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1107
      105 Hits ............................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1109
      RMC Great Artists ............................... http://shoutcast.unitedradio.it:1111
      105 Hip Hop/R&B ....................... http://shoutcast.unitedradio.it:1113
      RMC_Monte Carlo Nights Story ......... http://shoutcast.unitedradio.it:1115
      105 Rock ............................................. http://shoutcast.unitedradio.it:1117
      GROOVE 80 ........................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1119
      RMC Love Songs ................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1121
      RMC Film ............................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1123
      MALIBOOMBOOM RADIO ................. http://shoutcast.unitedradio.it:1201
      105 House ........................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1203
      RMC The Best ..................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1205
      105 Latino ........................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1209
      RMC Italia ........................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1211
      105 Best 4U ......................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1213
      Virgin Radio ........................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1301
      MyRadio .............................................. http://shoutcast.unitedradio.it:1305
      VIRGIN Rock Classico .........................http://shoutcast.unitedradio.it:1307
      VIRGIN Rock Extreme ........................ http://shoutcast.unitedradio.it:1309
      RMC Marine ........................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1311
      105 Story ............................................. http://shoutcast.unitedradio.it:1313
      Virgin palestre ..................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1315
      RMC 60 ................................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1317
      RMC 80 ................................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1401
      RMC 90 ................................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1403
      Radio Bau & Co ........................... http://shoutcast.unitedradio.it:1405
      RMC 70 ................................................ http://shoutcast.unitedradio.it:1407
      105 Music Star Vasco .......................... http://shoutcast.unitedradio.it:1409
      Revolver ............................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1411
      ZOO RADIO ......................................... http://shoutcast.unitedradio.it:1413
      VIRGIN Rock Alternative .................... http://shoutcast.unitedradio.it:1513

      domenica 16 maggio 2010

      GNU GENERAL PUBLIC LICENSE

      Version 3, 29 June 2007
      Copyright © 2007 Free Software Foundation, Inc.



      Everyone is permitted to copy and distribute verbatim copies of this license document, but changing it is not allowed.



      Preamble

      The GNU General Public License is a free, copyleft license for software and other kinds of works.



      The licenses for most software and other practical works are designed to take away your freedom to share and change the works. By contrast, the GNU General Public License is intended to guarantee your freedom to share and change all versions of a program--to make sure it remains free software for all its users. We, the Free Software Foundation, use the GNU General Public License for most of our software; it applies also to any other work released this way by its authors. You can apply it to your programs, too.



      When we speak of free software, we are referring to freedom, not price. Our General Public Licenses are designed to make sure that you have the freedom to distribute copies of free software (and charge for them if you wish), that you receive source code or can get it if you want it, that you can change the software or use pieces of it in new free programs, and that you know you can do these things.



      To protect your rights, we need to prevent others from denying you these rights or asking you to surrender the rights. Therefore, you have certain responsibilities if you distribute copies of the software, or if you modify it: responsibilities to respect the freedom of others.



      For example, if you distribute copies of such a program, whether gratis or for a fee, you must pass on to the recipients the same freedoms that you received. You must make sure that they, too, receive or can get the source code. And you must show them these terms so they know their rights.



      Developers that use the GNU GPL protect your rights with two steps: (1) assert copyright on the software, and (2) offer you this License giving you legal permission to copy, distribute and/or modify it.



      For the developers' and authors' protection, the GPL clearly explains that there is no warranty for this free software. For both users' and authors' sake, the GPL requires that modified versions be marked as changed, so that their problems will not be attributed erroneously to authors of previous versions.



      Some devices are designed to deny users access to install or run modified versions of the software inside them, although the manufacturer can do so. This is fundamentally incompatible with the aim of protecting users' freedom to change the software. The systematic pattern of such abuse occurs in the area of products for individuals to use, which is precisely where it is most unacceptable. Therefore, we have designed this version of the GPL to prohibit the practice for those products. If such problems arise substantially in other domains, we stand ready to extend this provision to those domains in future versions of the GPL, as needed to protect the freedom of users.



      Finally, every program is threatened constantly by software patents. States should not allow patents to restrict development and use of software on general-purpose computers, but in those that do, we wish to avoid the special danger that patents applied to a free program could make it effectively proprietary. To prevent this, the GPL assures that patents cannot be used to render the program non-free.



      The precise terms and conditions for copying, distribution and modification follow.



      TERMS AND CONDITIONS

      0. Definitions.

      “This License” refers to version 3 of the GNU General Public License.



      “Copyright” also means copyright-like laws that apply to other kinds of works, such as semiconductor masks.



      “The Program” refers to any copyrightable work licensed under this License. Each licensee is addressed as “you”. “Licensees” and “recipients” may be individuals or organizations.



      To “modify” a work means to copy from or adapt all or part of the work in a fashion requiring copyright permission, other than the making of an exact copy. The resulting work is called a “modified version” of the earlier work or a work “based on” the earlier work.



      A “covered work” means either the unmodified Program or a work based on the Program.



      To “propagate” a work means to do anything with it that, without permission, would make you directly or secondarily liable for infringement under applicable copyright law, except executing it on a computer or modifying a private copy. Propagation includes copying, distribution (with or without modification), making available to the public, and in some countries other activities as well.



      To “convey” a work means any kind of propagation that enables other parties to make or receive copies. Mere interaction with a user through a computer network, with no transfer of a copy, is not conveying.

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      An interactive user interface displays “Appropriate Legal Notices” to the extent that it includes a convenient and prominently visible feature that (1) displays an appropriate copyright notice, and (2) tells the user that there is no warranty for the work (except to the extent that warranties are provided), that licensees may convey the work under this License, and how to view a copy of this License. If the interface presents a list of user commands or options, such as a menu, a prominent item in the list meets this criterion.



      1. Source Code.


      The “source code” for a work means the preferred form of the work for making modifications to it. “Object code” means any non-source form of a work.



      A “Standard Interface” means an interface that either is an official standard defined by a recognized standards body, or, in the case of interfaces specified for a particular programming language, one that is widely used among developers working in that language.



      The “System Libraries” of an executable work include anything, other than the work as a whole, that (a) is included in the normal form of packaging a Major Component, but which is not part of that Major Component, and (b) serves only to enable use of the work with that Major Component, or to implement a Standard Interface for which an implementation is available to the public in source code form. A “Major Component”, in this context, means a major essential component (kernel, window system, and so on) of the specific operating system (if any) on which the executable work runs, or a compiler used to produce the work, or an object code interpreter used to run it.



      The “Corresponding Source” for a work in object code form means all the source code needed to generate, install, and (for an executable work) run the object code and to modify the work, including scripts to control those activities. However, it does not include the work's System Libraries, or general-purpose tools or generally available free programs which are used unmodified in performing those activities but which are not part of the work. For example, Corresponding Source includes interface definition files associated with source files for the work, and the source code for shared libraries and dynamically linked subprograms that the work is specifically designed to require, such as by intimate data communication or control flow between those subprograms and other parts of the work.



      The Corresponding Source need not include anything that users can regenerate automatically from other parts of the Corresponding Source.



      The Corresponding Source for a work in source code form is that same work.



      2. Basic Permissions.


      All rights granted under this License are granted for the term of copyright on the Program, and are irrevocable provided the stated conditions are met. This License explicitly affirms your unlimited permission to run the unmodified Program. The output from running a covered work is covered by this License only if the output, given its content, constitutes a covered work. This License acknowledges your rights of fair use or other equivalent, as provided by copyright law.



      You may make, run and propagate covered works that you do not convey, without conditions so long as your license otherwise remains in force. You may convey covered works to others for the sole purpose of having them make modifications exclusively for you, or provide you with facilities for running those works, provided that you comply with the terms of this License in conveying all material for which you do not control copyright. Those thus making or running the covered works for you must do so exclusively on your behalf, under your direction and control, on terms that prohibit them from making any copies of your copyrighted material outside their relationship with you.



      Conveying under any other circumstances is permitted solely under the conditions stated below. Sublicensing is not allowed; section 10 makes it unnecessary.



      3. Protecting Users' Legal Rights From Anti-Circumvention Law.

      No covered work shall be deemed part of an effective technological measure under any applicable law fulfilling obligations under article 11 of the WIPO copyright treaty adopted on 20 December 1996, or similar laws prohibiting or restricting circumvention of such measures.



      When you convey a covered work, you waive any legal power to forbid circumvention of technological measures to the extent such circumvention is effected by exercising rights under this License with respect to the covered work, and you disclaim any intention to limit operation or modification of the work as a means of enforcing, against the work's users, your or third parties' legal rights to forbid circumvention of technological measures.



      4. Conveying Verbatim Copies.


      You may convey verbatim copies of the Program's source code as you receive it, in any medium, provided that you conspicuously and appropriately publish on each copy an appropriate copyright notice; keep intact all notices stating that this License and any non-permissive terms added in accord with section 7 apply to the code; keep intact all notices of the absence of any warranty; and give all recipients a copy of this License along with the Program.



      You may charge any price or no price for each copy that you convey, and you may offer support or warranty protection for a fee.



      5. Conveying Modified Source Versions.

      You may convey a work based on the Program, or the modifications to produce it from the Program, in the form of source code under the terms of section 4, provided that you also meet all of these conditions:



      •a) The work must carry prominent notices stating that you modified it, and giving a relevant date.

      •b) The work must carry prominent notices stating that it is released under this License and any conditions added under section 7. This requirement modifies the requirement in section 4 to “keep intact all notices”.

      •c) You must license the entire work, as a whole, under this License to anyone who comes into possession of a copy. This License will therefore apply, along with any applicable section 7 additional terms, to the whole of the work, and all its parts, regardless of how they are packaged. This License gives no permission to license the work in any other way, but it does not invalidate such permission if you have separately received it.

      •d) If the work has interactive user interfaces, each must display Appropriate Legal Notices; however, if the Program has interactive interfaces that do not display Appropriate Legal Notices, your work need not make them do so.

      A compilation of a covered work with other separate and independent works, which are not by their nature extensions of the covered work, and which are not combined with it such as to form a larger program, in or on a volume of a storage or distribution medium, is called an “aggregate” if the compilation and its resulting copyright are not used to limit the access or legal rights of the compilation's users beyond what the individual works permit. Inclusion of a covered work in an aggregate does not cause this License to apply to the other parts of the aggregate.



      6. Conveying Non-Source Forms.

      You may convey a covered work in object code form under the terms of sections 4 and 5, provided that you also convey the machine-readable Corresponding Source under the terms of this License, in one of these ways:



      •a) Convey the object code in, or embodied in, a physical product (including a physical distribution medium), accompanied by the Corresponding Source fixed on a durable physical medium customarily used for software interchange.

      •b) Convey the object code in, or embodied in, a physical product (including a physical distribution medium), accompanied by a written offer, valid for at least three years and valid for as long as you offer spare parts or customer support for that product model, to give anyone who possesses the object code either (1) a copy of the Corresponding Source for all the software in the product that is covered by this License, on a durable physical medium customarily used for software interchange, for a price no more than your reasonable cost of physically performing this conveying of source, or (2) access to copy the Corresponding Source from a network server at no charge.

      •c) Convey individual copies of the object code with a copy of the written offer to provide the Corresponding Source. This alternative is allowed only occasionally and noncommercially, and only if you received the object code with such an offer, in accord with subsection 6b.

      •d) Convey the object code by offering access from a designated place (gratis or for a charge), and offer equivalent access to the Corresponding Source in the same way through the same place at no further charge. You need not require recipients to copy the Corresponding Source along with the object code. If the place to copy the object code is a network server, the Corresponding Source may be on a different server (operated by you or a third party) that supports equivalent copying facilities, provided you maintain clear directions next to the object code saying where to find the Corresponding Source. Regardless of what server hosts the Corresponding Source, you remain obligated to ensure that it is available for as long as needed to satisfy these requirements.

      •e) Convey the object code using peer-to-peer transmission, provided you inform other peers where the object code and Corresponding Source of the work are being offered to the general public at no charge under subsection 6d.

      A separable portion of the object code, whose source code is excluded from the Corresponding Source as a System Library, need not be included in conveying the object code work.



      A “User Product” is either (1) a “consumer product”, which means any tangible personal property which is normally used for personal, family, or household purposes, or (2) anything designed or sold for incorporation into a dwelling. In determining whether a product is a consumer product, doubtful cases shall be resolved in favor of coverage. For a particular product received by a particular user, “normally used” refers to a typical or common use of that class of product, regardless of the status of the particular user or of the way in which the particular user actually uses, or expects or is expected to use, the product. A product is a consumer product regardless of whether the product has substantial commercial, industrial or non-consumer uses, unless such uses represent the only significant mode of use of the product.



      “Installation Information” for a User Product means any methods, procedures, authorization keys, or other information required to install and execute modified versions of a covered work in that User Product from a modified version of its Corresponding Source. The information must suffice to ensure that the continued functioning of the modified object code is in no case prevented or interfered with solely because modification has been made.



      If you convey an object code work under this section in, or with, or specifically for use in, a User Product, and the conveying occurs as part of a transaction in which the right of possession and use of the User Product is transferred to the recipient in perpetuity or for a fixed term (regardless of how the transaction is characterized), the Corresponding Source conveyed under this section must be accompanied by the Installation Information. But this requirement does not apply if neither you nor any third party retains the ability to install modified object code on the User Product (for example, the work has been installed in ROM).



      The requirement to provide Installation Information does not include a requirement to continue to provide support service, warranty, or updates for a work that has been modified or installed by the recipient, or for the User Product in which it has been modified or installed. Access to a network may be denied when the modification itself materially and adversely affects the operation of the network or violates the rules and protocols for communication across the network.



      Corresponding Source conveyed, and Installation Information provided, in accord with this section must be in a format that is publicly documented (and with an implementation available to the public in source code form), and must require no special password or key for unpacking, reading or copying.



      7. Additional Terms.


      “Additional permissions” are terms that supplement the terms of this License by making exceptions from one or more of its conditions. Additional permissions that are applicable to the entire Program shall be treated as though they were included in this License, to the extent that they are valid under applicable law. If additional permissions apply only to part of the Program, that part may be used separately under those permissions, but the entire Program remains governed by this License without regard to the additional permissions.



      When you convey a copy of a covered work, you may at your option remove any additional permissions from that copy, or from any part of it. (Additional permissions may be written to require their own removal in certain cases when you modify the work.) You may place additional permissions on material, added by you to a covered work, for which you have or can give appropriate copyright permission.



      Notwithstanding any other provision of this License, for material you add to a covered work, you may (if authorized by the copyright holders of that material) supplement the terms of this License with terms:



      •a) Disclaiming warranty or limiting liability differently from the terms of sections 15 and 16 of this License; or

      •b) Requiring preservation of specified reasonable legal notices or author attributions in that material or in the Appropriate Legal Notices displayed by works containing it; or

      •c) Prohibiting misrepresentation of the origin of that material, or requiring that modified versions of such material be marked in reasonable ways as different from the original version; or

      •d) Limiting the use for publicity purposes of names of licensors or authors of the material; or

      •e) Declining to grant rights under trademark law for use of some trade names, trademarks, or service marks; or

      •f) Requiring indemnification of licensors and authors of that material by anyone who conveys the material (or modified versions of it) with contractual assumptions of liability to the recipient, for any liability that these contractual assumptions directly impose on those licensors and authors.

      All other non-permissive additional terms are considered “further restrictions” within the meaning of section 10. If the Program as you received it, or any part of it, contains a notice stating that it is governed by this License along with a term that is a further restriction, you may remove that term. If a license document contains a further restriction but permits relicensing or conveying under this License, you may add to a covered work material governed by the terms of that license document, provided that the further restriction does not survive such relicensing or conveying.



      If you add terms to a covered work in accord with this section, you must place, in the relevant source files, a statement of the additional terms that apply to those files, or a notice indicating where to find the applicable terms.



      Additional terms, permissive or non-permissive, may be stated in the form of a separately written license, or stated as exceptions; the above requirements apply either way.



      8. Termination.

      You may not propagate or modify a covered work except as expressly provided under this License. Any attempt otherwise to propagate or modify it is void, and will automatically terminate your rights under this License (including any patent licenses granted under the third paragraph of section 11).



      However, if you cease all violation of this License, then your license from a particular copyright holder is reinstated (a) provisionally, unless and until the copyright holder explicitly and finally terminates your license, and (b) permanently, if the copyright holder fails to notify you of the violation by some reasonable means prior to 60 days after the cessation.



      Moreover, your license from a particular copyright holder is reinstated permanently if the copyright holder notifies you of the violation by some reasonable means, this is the first time you have received notice of violation of this License (for any work) from that copyright holder, and you cure the violation prior to 30 days after your receipt of the notice.



      Termination of your rights under this section does not terminate the licenses of parties who have received copies or rights from you under this License. If your rights have been terminated and not permanently reinstated, you do not qualify to receive new licenses for the same material under section 10.



      9. Acceptance Not Required for Having Copies.

      You are not required to accept this License in order to receive or run a copy of the Program. Ancillary propagation of a covered work occurring solely as a consequence of using peer-to-peer transmission to receive a copy likewise does not require acceptance. However, nothing other than this License grants you permission to propagate or modify any covered work. These actions infringe copyright if you do not accept this License. Therefore, by modifying or propagating a covered work, you indicate your acceptance of this License to do so.



      10. Automatic Licensing of Downstream Recipients.

      Each time you convey a covered work, the recipient automatically receives a license from the original licensors, to run, modify and propagate that work, subject to this License. You are not responsible for enforcing compliance by third parties with this License.



      An “entity transaction” is a transaction transferring control of an organization, or substantially all assets of one, or subdividing an organization, or merging organizations. If propagation of a covered work results from an entity transaction, each party to that transaction who receives a copy of the work also receives whatever licenses to the work the party's predecessor in interest had or could give under the previous paragraph, plus a right to possession of the Corresponding Source of the work from the predecessor in interest, if the predecessor has it or can get it with reasonable efforts.



      You may not impose any further restrictions on the exercise of the rights granted or affirmed under this License. For example, you may not impose a license fee, royalty, or other charge for exercise of rights granted under this License, and you may not initiate litigation (including a cross-claim or counterclaim in a lawsuit) alleging that any patent claim is infringed by making, using, selling, offering for sale, or importing the Program or any portion of it.



      11. Patents.

      A “contributor” is a copyright holder who authorizes use under this License of the Program or a work on which the Program is based. The work thus licensed is called the contributor's “contributor version”.



      A contributor's “essential patent claims” are all patent claims owned or controlled by the contributor, whether already acquired or hereafter acquired, that would be infringed by some manner, permitted by this License, of making, using, or selling its contributor version, but do not include claims that would be infringed only as a consequence of further modification of the contributor version. For purposes of this definition, “control” includes the right to grant patent sublicenses in a manner consistent with the requirements of this License.



      Each contributor grants you a non-exclusive, worldwide, royalty-free patent license under the contributor's essential patent claims, to make, use, sell, offer for sale, import and otherwise run, modify and propagate the contents of its contributor version.



      In the following three paragraphs, a “patent license” is any express agreement or commitment, however denominated, not to enforce a patent (such as an express permission to practice a patent or covenant not to sue for patent infringement). To “grant” such a patent license to a party means to make such an agreement or commitment not to enforce a patent against the party.



      If you convey a covered work, knowingly relying on a patent license, and the Corresponding Source of the work is not available for anyone to copy, free of charge and under the terms of this License, through a publicly available network server or other readily accessible means, then you must either (1) cause the Corresponding Source to be so available, or (2) arrange to deprive yourself of the benefit of the patent license for this particular work, or (3) arrange, in a manner consistent with the requirements of this License, to extend the patent license to downstream recipients. “Knowingly relying” means you have actual knowledge that, but for the patent license, your conveying the covered work in a country, or your recipient's use of the covered work in a country, would infringe one or more identifiable patents in that country that you have reason to believe are valid.



      If, pursuant to or in connection with a single transaction or arrangement, you convey, or propagate by procuring conveyance of, a covered work, and grant a patent license to some of the parties receiving the covered work authorizing them to use, propagate, modify or convey a specific copy of the covered work, then the patent license you grant is automatically extended to all recipients of the covered work and works based on it.



      A patent license is “discriminatory” if it does not include within the scope of its coverage, prohibits the exercise of, or is conditioned on the non-exercise of one or more of the rights that are specifically granted under this License. You may not convey a covered work if you are a party to an arrangement with a third party that is in the business of distributing software, under which you make payment to the third party based on the extent of your activity of conveying the work, and under which the third party grants, to any of the parties who would receive the covered work from you, a discriminatory patent license (a) in connection with copies of the covered work conveyed by you (or copies made from those copies), or (b) primarily for and in connection with specific products or compilations that contain the covered work, unless you entered into that arrangement, or that patent license was granted, prior to 28 March 2007.



      Nothing in this License shall be construed as excluding or limiting any implied license or other defenses to infringement that may otherwise be available to you under applicable patent law.



      12. No Surrender of Others' Freedom.
      If conditions are imposed on you (whether by court order, agreement or otherwise) that contradict the conditions of this License, they do not excuse you from the conditions of this License. If you cannot convey a covered work so as to satisfy simultaneously your obligations under this License and any other pertinent obligations, then as a consequence you may not convey it at all. For example, if you agree to terms that obligate you to collect a royalty for further conveying from those to whom you convey the Program, the only way you could satisfy both those terms and this License would be to refrain entirely from conveying the Program.



      13. Use with the GNU Affero General Public License.
      Notwithstanding any other provision of this License, you have permission to link or combine any covered work with a work licensed under version 3 of the GNU Affero General Public License into a single combined work, and to convey the resulting work. The terms of this License will continue to apply to the part which is the covered work, but the special requirements of the GNU Affero General Public License, section 13, concerning interaction through a network will apply to the combination as such.



      14. Revised Versions of this License.

      The Free Software Foundation may publish revised and/or new versions of the GNU General Public License from time to time. Such new versions will be similar in spirit to the present version, but may differ in detail to address new problems or concerns.



      Each version is given a distinguishing version number. If the Program specifies that a certain numbered version of the GNU General Public License “or any later version” applies to it, you have the option of following the terms and conditions either of that numbered version or of any later version published by the Free Software Foundation. If the Program does not specify a version number of the GNU General Public License, you may choose any version ever published by the Free Software Foundation.



      If the Program specifies that a proxy can decide which future versions of the GNU General Public License can be used, that proxy's public statement of acceptance of a version permanently authorizes you to choose that version for the Program.



      Later license versions may give you additional or different permissions. However, no additional obligations are imposed on any author or copyright holder as a result of your choosing to follow a later version.



      15. Disclaimer of Warranty.

      THERE IS NO WARRANTY FOR THE PROGRAM, TO THE EXTENT PERMITTED BY APPLICABLE LAW. EXCEPT WHEN OTHERWISE STATED IN WRITING THE COPYRIGHT HOLDERS AND/OR OTHER PARTIES PROVIDE THE PROGRAM “AS IS” WITHOUT WARRANTY OF ANY KIND, EITHER EXPRESSED OR IMPLIED, INCLUDING, BUT NOT LIMITED TO, THE IMPLIED WARRANTIES OF MERCHANTABILITY AND FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. THE ENTIRE RISK AS TO THE QUALITY AND PERFORMANCE OF THE PROGRAM IS WITH YOU. SHOULD THE PROGRAM PROVE DEFECTIVE, YOU ASSUME THE COST OF ALL NECESSARY SERVICING, REPAIR OR CORRECTION.



      16. Limitation of Liability.

      IN NO EVENT UNLESS REQUIRED BY APPLICABLE LAW OR AGREED TO IN WRITING WILL ANY COPYRIGHT HOLDER, OR ANY OTHER PARTY WHO MODIFIES AND/OR CONVEYS THE PROGRAM AS PERMITTED ABOVE, BE LIABLE TO YOU FOR DAMAGES, INCLUDING ANY GENERAL, SPECIAL, INCIDENTAL OR CONSEQUENTIAL DAMAGES ARISING OUT OF THE USE OR INABILITY TO USE THE PROGRAM (INCLUDING BUT NOT LIMITED TO LOSS OF DATA OR DATA BEING RENDERED INACCURATE OR LOSSES SUSTAINED BY YOU OR THIRD PARTIES OR A FAILURE OF THE PROGRAM TO OPERATE WITH ANY OTHER PROGRAMS), EVEN IF SUCH HOLDER OR OTHER PARTY HAS BEEN ADVISED OF THE POSSIBILITY OF SUCH DAMAGES.



      17. Interpretation of Sections 15 and 16.

      If the disclaimer of warranty and limitation of liability provided above cannot be given local legal effect according to their terms, reviewing courts shall apply local law that most closely approximates an absolute waiver of all civil liability in connection with the Program, unless a warranty or assumption of liability accompanies a copy of the Program in return for a fee.



      END OF TERMS AND CONDITIONS




      How to Apply These Terms to Your New Programs

      If you develop a new program, and you want it to be of the greatest possible use to the public, the best way to achieve this is to make it free software which everyone can redistribute and change under these terms.



      To do so, attach the following notices to the program. It is safest to attach them to the start of each source file to most effectively state the exclusion of warranty; and each file should have at least the “copyright” line and a pointer to where the full notice is found.





      Copyright (C)



      This program is free software: you can redistribute it and/or modify

      it under the terms of the GNU General Public License as published by

      the Free Software Foundation, either version 3 of the License, or

      (at your option) any later version.



      This program is distributed in the hope that it will be useful,

      but WITHOUT ANY WARRANTY; without even the implied warranty of

      MERCHANTABILITY or FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. See the

      GNU General Public License for more details.



      You should have received a copy of the GNU General Public License

      along with this program. If not, see .

      Also add information on how to contact you by electronic and paper mail.



      If the program does terminal interaction, make it output a short notice like this when it starts in an interactive mode:



      Copyright (C)

      This program comes with ABSOLUTELY NO WARRANTY; for details type `show w'.

      This is free software, and you are welcome to redistribute it

      under certain conditions; type `show c' for details.

      The hypothetical commands `show w' and `show c' should show the appropriate parts of the General Public License. Of course, your program's commands might be different; for a GUI interface, you would use an “about box”.



      You should also get your employer (if you work as a programmer) or school, if any, to sign a “copyright disclaimer” for the program, if necessary. For more information on this, and how to apply and follow the GNU GPL, see .



      The GNU General Public License does not permit incorporating your program into proprietary programs. If your program is a subroutine library, you may consider it more useful to permit linking proprietary applications with the library. If this is what you want to do, use the GNU Lesser General Public License instead of this License. But first, please read .

      Personalizzare l'Indicatore - Indicator Applet - Ubuntu

      Uno degli aspetti migliori di Ubuntu 10.04 è la grafica nitida e semplice, nonchè più comoda rispetto al passato. Quindi credo sia deleterio appesantire la barra con ulteriori icone, mentre sarebbe meglio sfruttare le potenzialità della barra stessa. Una delle caratteristiche interessanti delle ultime versioni di ubuntu è l'applet  'Indicator Applet' (semplicemente 'Indicatore' nella versione italiana) installato di default, che gestisce diverse caratteristiche. Nella barra superiore l'Indicatore è rappresentato dall'icona rappresentante una busta da lettera, dall'icona del nome utente, dall'icona che permette di accedere alle diverse opzioni di chiusura e l'icona che permette di regolare il volume ed accedere al mixer di sistema.
      Se si clicca una volta sola sull'icona che raffigura la busta di lettera appare il menù con le scelte:

      - Chat (cliccando si apre Empathy);
      - Social Network (cliccando si apre Gwibber);
      - Client di Posta  (Cliccando si apre Evolution);


      Empathy è un client di messaggistica istantanea successore di Pidgin che ha molteplici potenzialità, Gwibber è un client che permette di accedere senza aprire Firefox a social network come Facebook mentre Evolution è un ottimo client di posta della famiglia Gnome.

      Se non vi piacciono le applicazioni in questione o non vi soddisfano  o semplicemente non sono le vostre preferite si può procedere personalizando il menù di applet Indicatore.
       
      Nella directory /usr/share/indicators/messages/applications/ si trovano dei file note che
      portano il nome dell'applicazione che lanceranno dal menu dell'Indicatore. Quindi bisogna semplicemente sostituire, cancellare o creare un nuovo file contenente la stringa di comando dell'applicazione desiderata.

      Nel nostro caso consideriamo la situazione 'sostituire il client di posta Evolution, con il client di posta della famiglia Mozilla Thunderbird'. Ma in ogni caso la procedura può essere ripetuta per l'aggiunta di altre applicazioni, come ad esempio Skype o Amsn.


      Si procede aprendo il terminale ed accedendo da root  dopo di che si apre l'editor di testo default in Ubuntu Gedit digitando nel terminale gedit.  Una volta apertasi l'interfaccia grafica nel nuovo file digitiamo

      /usr/share/applications/thunderbird.desktop

       quindi si salva il file nella cartella /usr/share/indicators/messages/applications/ 

      Il passo successivo è eliminare la voce Evolution dal menù dell'indicatore e per fare questo sempre nel terminale basta digitare il comando che ci permette di rimuovere da root il file relativo

       rm usr/share/indicators/messages/applications/evolution

      Ora non ci rimane che chiudere la sessione o riavviare, nel menù dell'Indicatore cliccando sulla busta di lettera ora troveremo la voce thunderbird :)!!!!


      Alla prossima
      :)

      lunedì 10 maggio 2010

      Progetto Istanze On Line - Presentazione domande di mobilità Ata - Passaggi dall'area 'A' all'area 'B'

      INTRODUZIONE ALL’USO DELLA GUIDA OPERATIVA DELL'UTENTE

      Questa guida è indirizzata a tutti gli utenti che hanno i requisiti per presentare on line la domanda di partecipazione alle procedure selettive per i passaggi dall’area “A” all’area “B”, per il profilo di Assistente Amministrativo o Assistente Tecnico.

      La funzione di gestione del modulo di domanda per il passaggi dall’Area “A” all’ Area “B” è rivolta al personale dell’area contrattuale “A” in possesso dei necessari titoli culturali e di servizio previsti dal Contratto di riferimento.

      E' ammesso a partecipare anche il personale ATA in servizio nelle istituzioni scolastiche italiane all’estero nonché il personale ATA collocato fuori ruolo, a qualsiasi titolo ovvero in posizione di status equiparata, a tutti gli effetti, al servizio prestato nel ruolo di appartenenza.

      Inoltre questa guida fornisce informazioni per il corretto utilizzo delle funzionalità disponibili nella sezione ‘Istanze on line’ del sito dell Pubblica Istruzione.

      Ecco il link dove reperire la guida in versione integrale:

      Progetto Istanze On Line - Presentazione domande di mobilità Ata - Passaggi dall'area 'A' all'area 'B' - Guida Operativa Dell'Utente

      mercoledì 5 maggio 2010

      Creative Commons Public Licenses (CCPL)

      La Creative Commons è un'organizzazione non-profit e le licenze Creative Commons si possono utilizzare liberamente e gratuitamente, senza contattare CC per permessi o registrazioni.


      Le Creative Commons Public Licenses (CCPL) italiane

      Commons Deed (ovvero i riassunti delle licenze) e Legal Code delle licenze Versione 2.5 Italia

      sabato 1 maggio 2010

      INSTALLARE FILE .BIN DA TERMINALE

      Installare un'applicazione da file .BIN è molto più semplice di quanto uno possa immaginare, per comodità ed evitare fraintendimenti proviamo ad installare Google Earth.

      Una volta ottenuto il file .BIN GoogleEarthLinux.bin procediamo nel modo seguente:

      1. aprire il terminale
      2. loggarsi come root attraverso il solito comando su:

      francesco@francesco-laptop:~$ su
      Password:
      root@francesco-laptop:/home/francesco#

      2. a questo punto ci portiamo con il terminale nella cartella dove si trova il file .BIN che ci interessa installare da terminale digitando cd seguito dal percorso della cartella:

      root@francesco-laptop: cd /home/francesco/Scaricati
      root@francesco-laptop:/home/francesco/Scaricati#


      3. il passaggio successivo è dare ad Ubuntu il permesso di eseguire il file .BIN; dal terminale basta digitare il seguente codice Chmod +x seguito dal nome del file:

      root@francesco-laptop:/home/francesco/Scaricati# chmod +x GoogleEarthLinux.bin


      4. finalmente il file è pronto per l'esecuzione, per avviare l'installazione basta digitare dal terminale rimanendo posizionati nella cartella dov'è presente il file da installare ./GoogleEarthLinux.bin :

      root@francesco-laptop:/home/francesco/Scaricati# ./GoogleEarthLinux.bin

      5. partita l'installazione basta seguirela procedura fino alla fine


      Allla prossima :)

      domenica 25 aprile 2010

      Gli ultimi giorni di Mussolini e dei suoi ministri

      (memorandum segreto)

      Mittente: 441 (nome sconosciuto)
      Destinatario: 110 (Allen Dulles, Berna)
      Data: 30 maggio 1945



      Riepilogo delle difficoltà incontrate durante la raccolta di informazioni attendibili (tramite testimoni oculari) e atteggiamento generale del Clnai

      Benito Mussolini e Claretta Petacci, la sua amante, sono stati catturati venerdì 27 aprile 1945 a Dongo, in provincia di Como, e fucilati sabato 28 aprile in località Giulino di Mezzegra. I loro cadaveri, assieme a quelli di numerosi ministri e di altri importanti gerarchi, sono stati trasportati a Milano nel corso della giornata, per essere poi appesi per i piedi in una piazza il giorno seguente.
      Per ordine delle autorità americane (che erano appena giunte in città), i corpi sono stati calati a terra domenica 29 aprile e trasportati in un obitorio.

      Quella domenica io mi trovavo a Como e, il giorno dopo, a Milano. Malgrado fossero trascorse appena ventiquattro ore dall’esecuzione, non sono riuscito a ottenere (a Como) informazioni plausibili sia sulle circostanze che hanno portato alla loro cattura, sia sulla dinamica dell’esecuzione. Non sono stato nemmeno in grado di trovare i testimoni oculari degli eventi, sia a Como che a Milano. Senza dubbio, ciò è dovuto al fatto che Mussolini è stato catturato in
      una cittadina sulla riva occidentale del lago di Como, per essere poi passato per le armi in una strada deserta nei pressi di Giulino di Mezzegra, sulle colline che si affacciano sul lago. Persino la popolazione locale è stata tenuta lontana e, con l’eccezione dei protagonisti del dramma, nessun altro è stato testimone degli avvenimenti. Il rapporto che segue evidenzia che gli attori del dramma erano pochi. La fucilazione di Mussolini, per esempio, è stata eseguita da appena
      cinque persone. Una di queste, qualche giorno dopo, è rimasta vittima di un “fatale” incidente. Un’altra è stata colta da forte esaurimento nervoso. Alla fine è scomparsa e nessuno conosce il suo destino.

      Nel corso delle mie indagini, ho parlato con il generale Raffaele Cadorna, comandante in capo del “Corpo volontari della libertà” (Cvl), il braccio militare del Clnai. Ho poi sostenuto una serie di conversazioni con Gustavo Ribet (comandante del Cvl, ovvero dei partigiani, in Lombardia) e con molti altre personalità (civili e militari), elementi in grado di fornirmi informazioni attendibili. Alcuni di questi colloqui hanno avuto luogo nella mattinata di domenica 29 aprile, altri nei successivi trenta giorni. Il 9 maggio, ad esempio, il generale Cadorna mi ha confidato che non tutti i dettagli della vicenda, oggetto delle mie indagini, erano noti al Clnai, aggiungendo che la politica generale osservata da questa organizzazione consisteva nel non entrare troppo nella questione. Ha comunque sostenuto che il colonnello Valerio, al momento di lasciare Milano per Dongo, aveva l’ordine preciso di procedere con l’esecuzione di Mussolini. Gli ho quindi chiesto se tale ordine era il risultato di una decisione del Clnai. Cadorna ha replicato che “l’ordine è stato emanato in forma ufficiale da un membro del Comitato, per conto di tutto il Clnai.”
      Nell’affrontare il tema, il comandante Ribet mi ha informato invece che il Comitato si è assunto la responsabilità dell’esecuzione ventiquattro ore dopo. E’ noto, infatti, che il comunicato ufficiale in questione è apparso sui giornali milanesi soltanto il 30 aprile (lunedì), ovvero due giorni dopo la fucilazione.

      La seguente descrizione degli ultimi giorni di Mussolini, della sua amante e di vari dignitari del regime fascista, è basata in parte su dichiarazioni da me ottenute tramite testimoni oculari, in parte su rapporti a me indirizzati (qualche giorno dopo i suddetti eventi) dall’ufficiale partigiano che ha esploso gli ultimi due colpi di pistola contro il Duce. Tutti i luoghi descritti nel memorandum sono stati da me visitati qualche giorno dopo gli avvenimenti, compresa la casa in cui Mussolini e la Petacci hanno trascorso la loro ultima notte. […].



      La sosta di Mussolini a Menaggio (26 aprile 1945)

      Il capo dei fascisti a Menaggio era Emilio Castelli, membro del Consiglio federale fascista per la provincia di Como, che era anche un consigliere di Porta, il federale di Como. Di solito, un consigliere svolgeva vari compiti. Castelli, ad esempio, era anche al comando della Settima compagnia della brigata “Cesare Rodini” (Brigate nere). La compagnia aveva sede presso la scuola locale, dove Castelli aveva un ufficio.

      Fu in questo edificio di Menaggio che Mussolini si installò giovedì 26 aprile, di buon mattino. Il suo arrivo non fu annunciato, forse per ragioni di sicurezza.
      Castelli fu raggiunto a casa da uno dei suoi uomini. Gli fu detto che Porta voleva incontrarlo in caserma. Davanti all’edificio sostavano dieci automobili e due autocarri tedeschi, con circa venticinque soldati. Porta gli comunicò l’arrivo di Mussolini, aggiungendo che occorreva mettergli subito a disposizione una stanza perché potesse riposare (aveva passato in bianco le due notti precedenti).
      Pochi minuti dopo, il Duce, che appariva calmo ma affaticato, convocò Castelli, che rimase colpito dall’attenzione con la quale Mussolini ascoltava i suggerimenti di Porta, Zerbino e di altre persone della comitiva. Ciò strideva con la figura del leader autorevole che egli si era sempre immaginato.

      Il Duce interrogò Castelli sulla situazione in quella provincia, ovvero sul tratto di strada che va da Argegno a Dongo (riva occidentale del lago di Como). In particolare, era interessato a sapere se vi era attività partigiana in quelle zone.
      Castelli rispose che la situazione era “normale” e che, con l’eccezione di alcuni incidenti di scarsa importanza, i partigiani erano sotto controllo. Castelli si riferiva ad una operazione di “pulizia” contro i partigiani nei pressi di Dongo, dove nei giorni precedenti un milite delle Brigate nere era rimasto ucciso e un altro ferito. Castelli non dava molta importanza all’incidente ma un capo partigiano mi riferì successivamente che, in quella occasione, Castelli aveva ordinato la fucilazione di sei partigiani (cinque uomini e una donna). E’ probabile che le assicurazioni di Castelli abbiano convinto Mussolini a dirigersi verso Dongo, il giorno successivo, con una scorta relativamente piccola. E fu proprio a Dongo che egli cadde nelle mani dei partigiani.

      Dopo aver sorseggiato del caffè offertogli da Castelli, Mussolini si ritirò a riposare in una piccola stanza al secondo piano della caserma. Ma il sonno fu breve perché, poco dopo le 9.00, scese al pianterreno per riprendere le interminabili discussioni con Porta e gli altri. Questi suggerì che la colonna motorizzata del Duce fosse spostata a Grandola, un villaggio a pochi chilometri da Menaggio, sulla strada che conduce al confine svizzero (nei pressi di Porlezza). Il convoglio, infatti, cominciava ad attirare l’attenzione della popolazione, anche perché in mattinata si erano aggregati altri autocarri provenienti da Como. La proposta fu accettata e l’autocolonna partì alle 9.30.
      Castelli apprese da Porta che l’idea era di trovare, per Mussolini e il suo seguito, un luogo lontano da sguardi indiscreti dove poter trascorrere la giornata.
      Sembrava finalmente prender corpo un piano operativo ma la sua messa in atto dipendeva dall’arrivo di qualcosa o di qualcuno. Forse, si attendevano Pavolini e le sue truppe da Bergamo e da Milano perché proteggessero il Duce durante il viaggio. Oppure, si tentò per l’ultima volta di ottenere l’autorizzazione ad entrare in territorio svizzero. Secondo alcune persone che si trovavano sul convoglio e che sopravvissero agli eventi del giorno successivo, gli ufficiali tedeschi dell’autocolonna furono infatti inviati alla frontiera con la richiesta di poter attraversarla. Ma il rifiuto delle guardie fu netto. […] Verso le 20.00, senza avvertire Castelli, il convoglio tornò a Menaggio, sistemandosi nella stessa caserma del mattino. A mezzanotte, da Como, arrivò anche Pavolini con due blindati. […] Mussolini, Pavolini e gli altri ministri si riunirono nuovamente per quasi tre ore. Alle 3 del mattino, il Duce se ne andò a letto ma dormì appena un’ora. Alle 4 era nuovamente in piedi. Porta, quindi, ordinò a Castelli di preparare la partenza. La colonna motorizzata si mosse verso nord alle 5 di venerdì 27 aprile. Porta confidò a Castelli che era diretta in Valtellina. La confusione era grande. Mussolini manteneva la calma ma era chiaro che il nervosismo della comitiva e il clima di panico lo mettevano a disagio. Il Duce strinse la mano al prefetto di Como (Celio) ed entrò nell’automobile con cui era arrivato. Indossava l’uniforme grigioverde della Milizia e il berretto d’ordinanza. Prima di partire, si mise un pastrano. Non portava segni di rango, con l’eccezione del nastrino rosso da squadrista, il distintivo dei fascisti che appartenevano al movimento fin dalle origini. […].



      Gli eventi che precedettero la cattura di Mussolini (27 aprile 1945)

      Nelle prime ore del 27 aprile, una piccola unità di partigiani della Cinquantaduesima brigata “Luigi Clerici” pattugliava la strada che va da Menaggio a Gravedona, sulla riva occidentale del lago di Como. Nei pressi di Pianello Lario, un piccolo insediamento a sud di Musso, la pattuglia udì all’improvviso il rombo di una motocicletta diretta a Como. Armi in pugno, i partigiani si schierarono sullo stradale e intimarono al motociclista di fermarsi.
      Era un poliziotto fascista, appartenente alla Ps di Como, al quale furono sequestrate tre rivoltelle. Interrogato, ammise di essere di ritorno da Musso, dove i partigiani avevano appena bloccato una grossa autocolonna che trasportava un gruppo di importanti capi fascisti. Aggiunse che “un grand’uomo” si trovava con loro, lasciando capire che si trattava di Mussolini.
      Alcuni membri della pattuglia, quindi, si precipitarono a Musso e trovarono la colonna motorizzata menzionata dal motociclista. Era composta da trentotto autoveicoli. Apriva il convoglio un blindato italiano. Vi erano anche delle automobili con a bordo numerosi passeggeri italiani. Il convoglio, al comando di un ufficiale delle Ss e composto da soldati della Luftwaffe e delle Ss, aveva raggiunto Musso alle ore 6.45 di venerdì 27 aprile. […] Vedendolo arrivare, i partigiani aprirono il fuoco e i tedeschi risposero. Erano probabilmente convinti che i partigiani fossero in forze. Di conseguenza, avviarono una trattativa per poter procedere senza noie. Le negoziazioni furono due. La prima ebbe luogo tra i partigiani ed i tedeschi; la seconda, tra don Mainetti (un sacerdote del posto) e gli italiani presenti nell’autocolonna. Fu uno dei partigiani di Pianello Lario ad informare il prete della storia raccontata dal motociclista. […] Nel frattempo, accadde un incidente curioso. Uno dei partigiani giunti a Musso da Pianello Lario volle dare un’occhiata agli occupanti del convoglio. Salì quindi al secondo piano di una casa che dava sulla strada, dove sostavano gli autocarri tedeschi. Dal balcone, si vedeva chiaramente un camion tedesco munito di rimorchio. In un angolo del veicolo, scorse un uomo che indossava un pastrano e un elmetto dell’esercito germanico. Era seduto e fumava. Un soldato tedesco era in piedi fuori dal camion, proprio dinanzi a questa persona, come se volesse nasconderla alla vista degli altri. Ad un tratto, l’uomo seduto alzò la testa e accese una sigaretta al tedesco. Il partigiano riconobbe Mussolini. Rimase di sasso e la sua reazione istintiva fu quella di impugnare la rivoltella. Ma il proprietario della casa notò la mossa e gli trattenne il braccio. Erano presenti alcuni bambini e, inoltre, i tedeschi sembravano essersi accorti della sua presenza. In piena eccitazione, il partigiano scese in strada e riferì al suo capo ciò che aveva visto. Questi, a sua volta, ordinò immediatamente ad un messaggero di recarsi ad avvertire i partigiani di Dongo. Tuttavia, per ragioni ignote, la staffetta partigiana non raggiunse mai la cittadina. […]


      La cattura di Mussolini e di Claretta Petacci a Dongo, provincia di Como (27
      aprile 1945)

      La colonna motorizzata tedesca raggiunse Dongo verso le 15.00. Su ordini del comandante Pedro, il partigiano Bill iniziò l’ispezione di tutti gli autoveicoli assieme ai suoi uomini. I tedeschi erano circa duecento, tutti armati. […] I partigiani individuarono anche un uomo, una donna e due bambini. Erano in possesso di documenti spagnoli, secondo i quali si trattava di funzionari consolari diretti in Svizzera. Un capo partigiano disse loro che solo i tedeschi erano autorizzati a procedere, secondo l’accordo stabilito in mattinata. Gli “spagnoli” dovevano quindi abbandonare il convoglio e rimanere a Dongo. Ma emergeva già il sospetto che si trattasse di italiani. Uno dei partigiani si rivolse ai due in spagnolo e s’accorse che non parlavano questa lingua. In breve, la donna fu riconosciuta come Claretta Petacci, l’amante di Mussolini, che finì per confessare la sua identità (quella del suo compagno, invece, rimase ignota fino al giorno seguente). […] Fu perquisito anche il camion in cui Mussolini sarebbe stato in seguito smascherato. Tuttavia, durante questa prima ricerca, il Duce non fu identificato. Il veicolo, infatti, era stipato di soldati tedeschi, di coperte di lana e di altri oggetti. Secondo una versione circolata più tardi, un ufficiale tedesco aveva preso da parte un partigiano prima di lasciare Musso e, di sua iniziativa, gli aveva comunicato che Mussolini si nascondeva nella colonna motorizzata. Ma, a Dongo, il comandante partigiano incaricato dell’ispezione non era al corrente di questa informazione, vera o falsa che fosse. In ogni modo, i partigiani, perquisirono nuovamente il camion. Bill, infatti, aveva appena finito di controllare il secondo autocarro tedesco quando un partigiano si precipitò da lui per dirgli che aveva notato un tedesco molto sospetto nell’ultimo camion del convoglio. Bill lo raggiunse subito e notò all’interno un uomo seduto, appoggiato ad una delle balaustre laterali del veicolo. Indossava un elmetto e un pastrano dell’esercito tedesco. Secondo altri rapporti, portava anche degli occhiali scuri (ma questo dettaglio non è mai stato confermato). Da fuori, Bill allungò il braccio e gli toccò la schiena, chiamandolo “camerata”.
      L’uomo rimase immobile. Il partigiano, allora, si rivolse a lui con un “eccellenza”. Ma l’individuo continuava a non reagire. A quel punto, Bill urlò “cavaliere Benito Mussolini!” e solo allora l’uomo fu scosso da un fremito.
      Assieme ad un autista di Dongo, che si era unito ai partigiani, Bill salì all’interno del camion. Nel frattempo, i soldati tedeschi (che si trovavano a bordo quando si era verificata la prima ispezione sommaria) erano scesi sulla strada. Uno di loro disse al partigiano che si trattava di un camerata ubriaco e che non era il caso di disturbarlo. Bill rispose che avrebbe controllato con i suoi occhi e si avvicinò all’uomo seduto. Era circondato da coperte e reggeva un mitra tra le ginocchia. Bill non ne scorgeva il volto. Gli tolse quindi l’elmetto, trovandosi così dinanzi alla celebre testa calva del Duce. Solo a quel punto, realizzando di essere stato riconosciuto, Mussolini balzò in piedi esclamando “Non faccio resistenza!”. Secondo altre voci, avrebbe anche detto “Non c’è nessuno a difendermi?”. Il partigiano, allora, gli strappò il mitra e lo consegnò all’autista. Poi, tenendo Mussolini per il braccio destro (mentre l’autista lo reggeva a sinistra), scese dal camion. Bill era convinto che i soldati tedeschi avrebbero aperto il fuoco e pensò che era giunta la sua ora. Non era infatti pensabile che gli consegnassero il Duce così facilmente. Più tardi, infatti, Mussolini gli confessò che i soldati erano stati istruiti a sparare se fosse stato identificato. Tuttavia, non mossero un dito in sua difesa. Erano le 16.00 del 27 aprile. Mussolini scorgeva ovunque sguardi duri e ostili. Era ovviamente sconvolto ma cercò di assumere un atteggiamento composto. Mentre veniva portato al palazzo municipale, Bill gli disse che avrebbe garantito la sua sicurezza personale in quanto fosse rimasto sotto la sua tutela. Mussolini tirò un sospiro di sollievo. Era preceduto da un partigiano, Ortelli. Bill gli stava dietro e impugnava una rivoltella. Notò anche che Mussolini aveva una pistola infilata nel cinturone e gliela tolse. Il Duce fu portato in uno stanzone al piano terra del comune, a sinistra dell’entrata principale. Subito dopo, si tolse il pastrano tedesco esclamando: “Basta coi tedeschi! Mi hanno tradito per la seconda volta!”. Non è chiaro se si riferisse alla scorta germanica che non si era opposta alla sua cattura o a qualcos’altro. Vari partigiani furono messi a guardia del prigioniero. Ciò provocò la sua reazione: i carcerieri non dovevano preoccuparsi
      perché non aveva alcuna intenzione di fuggire. Bill rimase per un po’ in compagnia di Mussolini e gli rivolse alcune domande. “Dov’è Vittorio?” chiese. “Non lo so” rispose il Duce. “E Graziani?”. “Non ne sono sicuro ma credo si trovi a Como. Mi ha tradito all’ultimo momento, rifiutandosi di seguirmi.” E il partigiano: “Perché Lei si trovava in un camion mentre i suoi ministri erano a bordo di un blindato?”. Mussolini mormorò qualcosa sul fatto di essere stato
      tradito.
      […] Anche Claretta Petacci fu portata al palazzo comunale, in una stanza adiacente a quella in cui si trovava il Duce. Ma la porta di comunicazione rimase chiusa a chiave. […] Carlo, comandante di una piccola unità della Cinquantaduesima brigata partigiana, aveva il suo quartier generale a Gera Lario, un villaggio a nord del lago. Dopo aver appreso che il convoglio italo–tedesco era stato fermato dai partigiani a Dongo, distante alcuni chilometri, nel primo pomeriggio decise di raggiungere la cittadina per verificare la situazione.
      Per assicurarsi che Mussolini fosse realmente tra i prigionieri, si recò al palazzo municipale per vederlo con i suoi occhi. Di ritorno a Gera Lario, corse agli uffici della “Società elettrica comacina” dove funzionava una linea telefonica collegata con la centrale di Milano. Alle 17.30 chiamò Milano e riuscì a parlare con un ingegnere della ditta, chiedendogli di informare il Clnai che il Duce era stato catturato. Un’ora dopo arrivò la risposta, sempre via telefono. Le istruzioni erano di custodire Mussolini, di assicurarsi che non scappasse e che non gli fosse fatto del male. Carlo comunicò gli ordini al comandante Pedro e a Bill.


      La detenzione di Mussolini a Germasino (27 - 28 aprile 1945)

      […] Prima ancora che arrivassero le disposizioni da Milano, Pedro aveva intuito che Dongo, situata su una strada principale e relativamente vicina a Como e a Menaggio, poteva offrire ai fascisti l’occasione di liberare Mussolini. […] Tra le 18.30 e le 19.00, Pedro condusse quindi Mussolini e Porta a Germasino, accompagnato da Boffelli, brigadiere della Guardia di Finanza e fervente patriota. La piccola automobile nella quale erano saliti era seguita da una macchina più grande, con a bordo otto partigiani. Altri sette arrivarono poco dopo, a piedi. Il Duce fu portato nell’ufficio del comandante Antonio Spadea (Guardia di Finanza), al secondo piano di una caserma. Mentre salivano le scale, Pedro chiese a Mussolini se aveva qualche richiesta. Appena entrato nella stanza, questi prese da parte Pedro e a voce bassa chiese al partigiano di fargli un favore, di dire cioè alla donna che viaggiava con il console spagnolo che stava bene e che tutto era in ordine. Pedro domandò chi fosse la signora e il Duce rispose che si trattava di una buona amica. “Ma chi è?” insistette Pedro.
      “La Petacci” rispose Mussolini, abbassando ancor più la voce. Dopo aver lasciato i quindici partigiani a montare la guardia (tra costoro, molte reclute dell’ultima ora), Pedro partì per Dongo. […] Nel palazzo municipale parlò da solo con Claretta Petacci, comunicandole il messaggio del Duce. All’inizio, la donna finse di non capire e si disse sorpresa del fatto. Con fare brusco, Pedro replicò che se Mussolini si fidava di lui, anche lei doveva farlo. La conversazione andò avanti per più di un’ora, con tono franco e aperto. La donna scoppiava spesso a piangere e la cosa deve aver impressionato il giovane. Prima di andarsene, le chiese se aveva qualche richiesta. La Petacci rispose di non conoscere il destino che i partigiani le avevano riservato, ma di essere convinta di poter presto tornare in libertà. Aggiunse che il suo desiderio era di rimanere a fianco del Duce, anche se ciò poteva significare la morte. Chiese quindi a Pedro di poter ricongiungersi a Mussolini, ovunque egli fosse. Il partigiano rispose di non sapere se la cosa fosse al momento possibile ma promise che avrebbe fatto di tutto per accontentarla. Lasciò la Petacci prima delle 21.00 e, tra l’1 e l’1.30 del mattino del 28 aprile, tornò da solo a Germasino. Nel frattempo, a Dongo, si era accordato con il capitano Neri, il capo di stato maggiore della divisione “Garibaldi”, perché la donna fosse evacuata dalla cittadina qualche ora dopo, a bordo di un’automobile.

      Dopo la partenza di Pedro da Germasino (avvenuta all’incirca alle 19.30), il comandante Spadea aveva preparato la cena per Mussolini (risotto, capretto al forno, frittata, verdure, vino e pane). Il Duce mangiò poco e poi chiese del thé, che bevve con gusto evidente. Al suo arrivo era depresso ma, dopo il pasto, sembrò rianimarsi. Spadea e gli altri partigiani cercarono quindi di farlo parlare su vari temi di politica interna ed estera. Mussolini si rifiutò di affrontare la situazione interna italiana ma parlò volentieri di politica internazionale. Disse che i russi erano una grande nazione e che Hitler aveva commesso un errore fatale nel ritenere che i vari popoli dell’Urss avrebbero approfittato della guerra per ribellarsi al governo di Mosca. In realtà, era accaduto il contrario. Tutti i popoli della Russia avevano combattuto con coraggio contro i tedeschi, un fattore che nessuno si sarebbe mai immaginato. Contro ogni aspettativa, Stalin aveva saputo accontentare il suo popolo. Era evidente che la sua politica vittoriosa era in sintonia con i desideri dei russi. Il Duce aggiunse di non dubitare che Stalin fosse un grand’uomo. Interrogato sull’Inghilterra, Mussolini affermò che avrebbe mantenuto lo status di grande nazione grazie al suo immenso impero, in mancanza del quale sarebbe già crollata da molto tempo.

      Qualcuno chiese al Duce la sua opinione sugli Stati Uniti d’America e sul ruolo di questa nazione nella guerra in corso. Mussolini disse subito che era stata la Russia a battere le potenze dell’Asse. Quindici milioni di morti erano la prova tangibile del contributo russo alla vittoria. Tuttavia, se era vero che il punto di svolta della guerra era stata Stalingrado, bisognava riconoscere che l’esercito sovietico aveva potuto mettere in campo una simile offensiva grazie al materiale bellico ricevuto in gran quantità dall’America. In quella fase, l’Urss non sarebbe stata in grado di continuare la lotta senza l’aiuto americano. In tal modo, poco alla volta, la Russia era riuscita a sviluppare un poderoso potenziale bellico per conto proprio. Mussolini, quindi, esaltò l’organizzazione dell’industria americana e concluse il suo ragionamento affermando che le nazioni alleate non avrebbero mai vinto la guerra senza la partecipazione degli Stati Uniti.

      Dopo la sua morte, i giornali italiani divulgarono alcuni brani di questo dialogo, aggiungendo che il Duce aveva messo a confronto le figure di Stalin e di Roosevelt. Nelle sue parole, il presidente americano sarebbe stato “una personalità di secondo piano” in rapporto al capo di Stato russo. Tuttavia, interrogato su questo punto, Spadea negò con decisione che tale paragone fosse mai stato avanzato.

      Anche Porta era presente al colloquio, l’unico dignitario neofascista con il quale il Duce parlò durante la sua sosta a Germasino. […].


      Il trasferimento di Mussolini e della Petacci a Bonzanigo di Mezzegra (28 aprile 1945, mattino presto)

      Poco dopo l’una del mattino del 28 aprile, Pedro fece ritorno a Germasino. Oltre al guidatore, nell’automobile si trovava anche il partigiano Renzo, una persona fidata che aveva trascorso l’inverno nascosto sul monte Berlinghera. Al suo arrivo in caserma, Pedro apprese che Mussolini era stato sistemato in una piccola cella con due finestre, al terzo piano. L’arredamento era semplice e l’ambiente pulito e ben ventilato. Il Duce era a letto ma non dormiva. Pedro disse che gli dispiaceva disturbarlo ma che era necessario tradurlo in un’altra località. Mussolini rispose che se l’aspettava. Aveva già capito che non sarebbe rimasto a lungo a Germasino. Si vestì e scese al piano inferiore. Il partigiano gli comunicò che doveva bendargli la testa per impedire che fosse riconosciuto durante il tragitto. Il Duce non fece obiezioni. Pedro quindi gli fasciò il capo, lasciando scoperti gli occhi e la bocca. L’obiettivo del travestimento era di evitare guai giacché Pedro temeva che, sulla strada per Como, qualche pattuglia potesse scambiarlo per un fascista che cercava di porre in salvo il capo del fascismo. La confusione, infatti, regnava sovrana nei dintorni e vi era scarso coordinamento tra i gruppi partigiani che controllavano quelle zone.
      Pedro e Mussolini percorsero in macchina la strada di campagna che scendeva da Germasino. Nei pressi di Dongo, secondo i piani, incrociarono l’automobile con a bordo Claretta Petacci, il capitano Neri e Pietro. A bordo vi erano anche i partigiani Sandrino (inteso Menefrego) e, probabilmente, Nato (inteso Lino).

      Mussolini e la Petacci si salutarono. Il Duce disse: “Signora, per quale motivo volete condividere il mio destino?”. La donna rispose che era questo il suo unico desiderio. Aveva pianto durante tutto il tragitto ma ora sembrava tranquilla.

      L’automobile con a bordo la Petacci apriva la strada, seguita da quella di Mussolini. Durante la breve sosta, nella macchina di Pedro erano saliti la partigiana Gianna e Menefrego. Pioveva e Mussolini commentò che l’acqua faceva bene alle coltivazioni.

      In località Moltrasio, a pochi chilometri da Como, si udirono delle raffiche di mitra. Pedro e Neri pensarono che poteva trattarsi di un tentativo fascista di liberare il Duce. Decisero quindi che non era prudente procedere e si consultarono per decidere dove portare i due prigionieri. Neri propose una casa in località Bonzanigo di Mezzegra, un insediamento isolato sulle colline di Azzano. Vi aveva trascorso varie notti quando si nascondeva dai fascisti.
      Conosceva i proprietari, brava gente di campagna. Neri garantiva sulla loro lealtà e discrezione. Gli altri furono d’accordo e le due macchine tornarono indietro per raggiungere Azzano, distante circa 20 chilometri (Mussolini e la Petacci avevano già attraversato Azzano quando erano diretti a Musso e a Dongo). Le automobili furono più volte fermate da pattuglie partigiane. Per poter proseguire, Pedro e Neri raccontarono di trasportare alcuni feriti.

      Nei pressi di Azzano, all’incrocio della strada principale con quella che conduce a Bonzanigo, le macchine si fermarono e tutti i passeggeri uscirono. Pedro, Neri, Pietro, Gianna, Menefrego e Lino scortarono Mussolini e la Petacci verso la casa prescelta. Il gruppo prese una scorciatoia per evitare la strada di campagna. L’alloggio si trovava in cima a una collina. Pioveva. La comitiva procedeva lentamente perché la Petacci era molto stanca. Arrivarono a destinazione tra le 2 e le 3 del mattino del 28 aprile.


      L’ultima notte di Mussolini e della Petacci a Bonzanigo (28 aprile 1945)

      […] Scossi ed esausti per gli avvenimenti della giornata, Il Duce e la Petacci entrarono nella modesta abitazione, nei pressi di via del Riale. Apparteneva a Giacomo De Maria, un contadino, e a sua moglie. Il proprietario, un fervente patriota che aveva aiutato la Resistenza in più di un’occasione, fu svegliato dai partigiani. Offrì volentieri la sua ospitalità “alla coppia di tedeschi feriti” (così gli furono presentati i due prigionieri). Mussolini era bendato ma poteva vedere e parlare. “Buona sera” disse ai contadini entrando. La signora De Maria chiese un po’ di tempo per sistemare la stanza al terzo piano, dove dormivano i loro due bambini (che furono svegliati e inviati in una baita di proprietà della famiglia). Pedro ordinò che il letto fosse rifatto con lenzuola pulite, aggiungendo che la coppia sarebbe rimasta per due o tre giorni. La donna obbedì, non immaginando chi fossero gli ospiti. In cucina, all’uomo bendato fu chiesto se desiderava del caffè. Questi, però, rifiutò bruscamente. Aveva un atteggiamento deciso, sebbene apparisse vecchio e stanco. Subito dopo, la coppia fu scortata nella stanza. Le pareti erano bianche. Sopra il letto matrimoniale campeggiavano tre povere immagini religiose. C’era anche un piccolo lavabo in ferro e, appesa al muro, la foto scolorita di una cugino della padrona di casa, morto durante la prima guerra mondiale. Due sedie di legno completavano l’arredamento. […] Il Duce non aveva bagaglio o effetti personali; la Petacci, invece, un paio di scarpe avvolte in un foulard, un colbacco in pelliccia e una coperta militare (che fu stesa sul letto perché diceva di aver freddo).

      Mussolini parlava pochissimo. Chiese solo due guanciali, la Petacci un pettine e altre cose. Una volta nella stanza, il Duce si tolse le bende e si affacciò alla finestra per capire dove fosse. Fu allora che il contadino lo riconobbe. Ma tacque e non lo disse alla moglie. Il partigiano di guardia nella stanza accanto notò che Mussolini guardava fuori dalla finestra e ordinò al signor De Maria di trancarla. Questi fece presente che la stanza si trovava piuttosto in alto e che non c’era modo di scappare. Il partigiano si tranquillizzò e la stanza fu chiusa dall’esterno. Lino e Menefrego furono posti a guardia della casa mentre Pedro, Neri e gli altri se ne andarono.

      La coppia dormì quasi fino a mezzogiorno del sabato. La Petacci chiese della polenta e un po’ di latte. Fu loro portato anche un piatto con pane e salame. La donna mangiò con appetito mentre il Duce prese solo un panino e due fette di salame. Non bevve il latte, così come la sera prima aveva rifiutato il caffè. Sorseggiò solo un po’ d’acqua. Temeva di essere avvelenato? I resti del pasto rimasero nella stanza per molti giorni dopo la morte dei due. Una saponetta usata fu ritrovata sul lavabo, così come il colbacco della Petacci e due tute blu da lavoro che Mussolini doveva aver indossato.

      Il Duce appariva riposato e ringiovanito rispetto alla sera precedente. Si lavò ma non si fece la barba. Parlava poco e sembrava triste (se interpellato, rispondeva sempre “Bene, bene”). Il signor De Maria raccontò più tardi della misteriosa scomparsa di un coltello, che era appoggiato sul tavolo della cucina all’arrivo della coppia. Aggiunse di essere sicuro che Mussolini (che stava accanto al tavolo) se ne fosse impossessato, un dettaglio che solleva vari interrogativi sulle sue reali intenzioni in quel frangente. In ogni modo, dopo la partenza, il coltello fu ritrovato nella stanza al terzo piano.

      A Bonzanigo, nel frattempo, l’eccitazione era alle stelle. Si era sparsa la voce che, durante la notte, il Duce fosse stato visto passare per le strade del villaggio. La signora De Maria non uscì per tutta la mattinata mentre suo marito fece dei lavori attorno alla casa per poi recarsi al villaggio. Ma non disse una parola sui suoi ospiti fino a quando questi non se ne furono andati. Ad un certo punto, qualcuno commentò che le truppe americane erano arrivate a Como. Aprendo la porta della sua stanza, Mussolini chiese se fosse vero. Gli risposero di sì. La notizia lo commosse visibilmente.

      Verso le 16.00, arrivarono a Bonzanigo il colonnello Valerio e uno dei partigiani che avevano scortato i prigionieri. Il signor De Maria condusse Valerio fino alla porta della stanza. Questi bussò ed entrò. De Maria rimase fuori. Da dietro la porta, il proprietario udì distintamente il colonnello che invitava i due ad abbandonare la casa con urgenza. Valerio ripeteva che non c’era tempo da perdere. Nel giro di pochi minuti, il Duce e la Petacci uscirono dall’abitazione. Mentre la Petacci, pallida e piangente, si aggrappava al braccio del suo amante, questi camminava ostentando sicurezza.


      Gli eventi che precedettero l’esecuzione di Mussolini e di Claretta Petacci (28 aprile 1945)

      Venerdì 27 aprile, in serata, il colonnello Valerio aveva raggiunto la prefettura di Como. A Milano, il generale Cadorna gli aveva affidato una missione segreta.
      Valerio si comportava con decisione. Era un uomo sulla quarantina, dai tratti marcati, alto e con i capelli scuri. Indossava una uniforme partigiana color rosso mattone e portava al petto tre distintivi a forma di stella. Era in compagnia di un certo Nicola, commissario di guerra.

      Le credenziali di Valerio furono esaminate da un membro provinciale del Clnai. I documenti erano a posto. Subito dopo, iniziò una riunione nei locali della prefettura “per discutere una serie di questioni della massima importanza.” Vi presero parte numerosi comandanti partigiani come, ad esempio, il maggiore De Angelis, il responsabile provinciale di tutte le formazioni. Si doveva stabilire cosa fare di Mussolini, la cui cattura a Dongo era stata annunciata nel tardo pomeriggio.

      Dopo un lungo dibattito, fu deciso di inviare una colonna motorizzata a Dongo per prelevare il Duce. Il convoglio doveva essere composto da blindati, automezzi militari (vuoti), automobili e da un’ambulanza della Croce Rossa. I blindati dovevano essere occupati dai partigiani comaschi. I camion, invece, erano destinati agli uomini di Dongo che avevano catturato Mussolini. Era infatti prevedibile che questi sarebbero stati riluttanti a consegnare il prigioniero ad un’altra unità partigiana. Si sperava così di acquietarli affidando loro il compito di scortarlo.

      Fu inoltre deciso che il Duce sarebbe stato tradotto a Como e poi a Milano per essere consegnato al generale Cadorna, che a sua volta lo avrebbe affidato alle autorità alleate. Nel corso dell’operazione, il colonnello Valerio e Nicola dovevano rappresentare il comando generale del Clnai; Scionti (comunista, membro supplente) e De Angelis il comitato provinciale. Valerio sembrò approvare il piano. L’autocolonna sarebbe partita il giorno dopo (28 aprile), verso mezzogiorno.

      Oscar Sforni, segretario del Clnai comasco, non era presente all’incontro. Raggiunse la prefettura alle 10.00 del giorno dopo. Scionti lo mise al corrente della decisione presa la sera prima, aggiungendo di essere stato scelto per recarsi a Dongo assieme a De Angelis.

      Mezz’ora dopo, Sforni fu convocato dall’avvocato Spallino, un altro membro del Comitato provinciale. L’uomo era molto agitato e disse a Sforni che doveva andare a prelevare Mussolini a Dongo al posto di Scionti, assieme a Valerio e a De Angelis. Il colonnello aveva inaspettatamente anticipato la partenza alle 10.30 e Scionti non era più reperibile. Questo, almeno, sembrò essere il motivo.
      Sforni ubbidì e raggiunse Valerio davanti alla prefettura. Il colonnello era arrivato da Milano con una dozzina di partigiani. I suoi uomini indossavano belle uniformi, erano armati di mitra e davano l’impressione di essere militi scelti. Valerio, che si comportava in modo terribilmente rude e nervoso, ordinò a Sforni e a De Angelis di reperire subito un camion per trasportare i suoi uomini a Dongo. Con tutta evidenza, aveva già abbandonato il piano di allestire una colonna motorizzata composta da automezzi militari, automobili e da un’ambulanza dove Mussolini doveva essere nascosto.

      Non è chiaro perché Valerio modificò i suoi piani. L’unica cosa certa è che, pochi minuti prima, aveva ricevuto una chiamata da Milano. Dopo aver scambiato alcune parole al telefono, diventò molto teso e senza troppi complimenti ordinò a tutti di lasciare l’ufficio. Mentre parlava, brandiva nervosamente un mitra e urlava ordini. Tutto indica che fu la telefonata a modificare la sua missione originale. Il colonnello ricevette l’ordine di uccidere Mussolini e gli altri gerarchi fascisti catturati a Dongo? E’ solo un’ipotesi ma è plausibile. Altrimenti, diventa difficile spiegare la sua precedente disponibilità ad attuare i piani del Clnai comasco, che prevedevano la traduzione del Duce (vivo) a Milano. Le disposizioni ricevute via telefono potrebbero gettare luce anche sul suo improvviso cambio di attitudine nei confronti dei membri comaschi del Comitato, nonché sulla decisione di anticipare l’ora della partenza alle 10.30 e sul successivo trattamento da lui riservato nei confronti di Sforni e De Angelis, a Dongo.

      Per puro caso, un automezzo militare si trovò a transitare davanti alla prefettura. Valerio puntò il mitra contro l’autista e gli intimò di abbandonare il veicolo. Mentre un partigiano si metteva alla guida, il colonnello ordinò a Sforni e a De Angelis di avviarsi a bordo di un’automobile. Li avrebbe seguiti a bordo del camion, assieme ai suoi uomini.

      I due veicoli partirono per Dongo verso le 11.00 e arrivarono a Musso poco prima delle 13.00. Nei pressi della cittadina incapparono in un posto di blocco. Vedendoli arrivare, un partigiano sparò un colpo in aria. Con fare nervoso, un milite della Guardia di Finanza chiese di vedere le loro credenziali. Era sospettoso perché i due veicoli non si erano fermati al precedente posto di blocco di Tremezzo, sebbene i partigiani avessero loro segnalato di rallentare. L’informazione aveva raggiunto i partigiani sulle colline che sovrastavano la strada, facendo sì che la pattuglia di Musso si mettesse in allarme. Il colonnello rimase nel camion, lasciando che fossero Sforni e De Angelis a sbrigare la faccenda (De Angelis era al comando delle forze partigiane di tutta la provincia). Sforni chiese di vedere Pedro, il comandante della Cinquantaduesima brigata “Luigi Clerici” (divisione Garibaldi) che aveva catturato Mussolini e la sua comitiva. Gli fu risposto che Pedro era a Dongo.
      Bottelli (era questo il nome del milite della Finanza) salì quindi nell’automobile di Sforni e De Angelis, che partì subito. Il camion di Valerio la seguì.

      Nella piazza principale di Dongo i partigiani erano in forte agitazione. Guardavano con sospetto ai nuovi arrivati. Sforni udì qualcuno affermare che si trattava di fascisti della Decima Mas, il celebre corpo navale che si era distinto per crudeltà e violenze. Sforni scese dalla macchina per consultarsi con Valerio.
      Con durezza, questi gli disse di voler solo stare a guardare. Si avvicinò anche Bottelli, ponendo una serie di domande. Ma il colonnello andò su tutte le furie. Richiamandolo alle regole della disciplina militare, lo ammonì che non era questo il modo di rivolgersi ad un superiore. Tutta la scena si svolse dinanzi ai partigiani e provocò un sentimento di assoluta ostilità nei confronti di Valerio.

      Dopo aver sistemato Sforni e Bottelli, il colonnello chiese di vedere Pedro, che si trovava nel municipio (non lontano dalla piazza). Uno dei partigiani vi si recò per tornare indietro poco dopo, dicendo che Pedro sarebbe stato lieto di incontrare Valerio nel suo ufficio. Vi era ancora il timore di un contraccolpo fascista e Pedro aveva paura di cadere in una trappola, tanto più che il colonnello viaggiava con una forte scorta armata. Valerio fece sapere a Pedro di essere il suo superiore, intimandogli così di presentarsi in piazza. Nel frattempo, ordinò ai suoi uomini di scendere dal camion e di schierarsi. La mossa non piacque ai partigiani locali e la tensione aumentò. Al posto di Pedro, si presentò Neri (divisione Garibaldi), che conosceva personalmente Sforni, al quale chiese una conferma dell’autorità del colonnello. Sforni lo rassicurò, illustrandogli l’accordo raggiunto a Como la sera prima.

      Valerio informò Neri di essere a capo di un’importante missione affidatagli dal generale Cadorna e, ancora una volta, insistette perché Pedro si presentasse dinanzi a lui. Pochi minuti dopo, Neri tornò in compagnia di Pedro e di Nicola, il commissario politico che aveva accompagnato il colonnello da Milano a Como il giorno prima e che era misteriosamente scomparso in mattinata.
      Valerio fu sorpreso dal fatto che Nicola fosse giunto a Dongo prima di lui e pronunciò una frase del tipo “certe cose si pagano care”. Pedro chiese al colonnello di identificarsi e questi gli consegnò le sue credenziali. L’uomo studiò a lungo le carte. Un documento affermava che apparteneva al comando partigiano di Milano e ordinava a tutte le formazioni di assisterlo con ogni mezzo. L’altro era una normale carta d’identità. Con tutta evidenza, fu solo a questo punto che Pedro si rassegnò a riconoscerne l’autorità.

      I due si dirigevano al municipio quando Valerio annunciò a voce alta che la sua scorta era tenuta a seguirlo ovunque. I partigiani di Dongo persero la pazienza e puntarono le armi contro il colonnello. Superavano in numero i suoi uomini e avrebbero aperto il fuoco al minimo cenno di Pedro. Erano ovviamente orgogliosi della cattura di Mussolini e temevano che il prigioniero fosse loro sottratto da un elemento non autorizzato. Tuttavia, Pedro non mosse un dito. In breve, i partigiani della Cinquantaduesima brigata realizzarono che era tutto inutile e la crisi fu superata.

      Il colonnello e Pedro entrarono nel municipio mentre Sforni e De Angelis rimasero all’esterno, dove attesero per una buona mezz’ora di essere invitati a partecipare alla riunione tra Valerio, Pedro e altri. De Angelis decise quindi a salire da solo al secondo piano dell’edificio per informare il colonnello che, date le circostanze, non gli restava che tornarsene a Como. Ma era appena ritornato da Sforni al pianterreno che un gruppo di partigiani, armi in pugno, circondò i due uomini dichiarandoli in arresto. A nulla valse protestare. Furono condotti in una prigione e, più tardi, appresero che Pavolini aveva trascorso la notte precedente nella stessa cella. De Angelis chiese di vedere Neri (il luogotenente di Pedro), che egli conosceva personalmente. In qualche modo, Neri era un subordinato di De Angelis giacché quest’ultimo comandava le forze partigiane di tutta la provincia. Ma Neri non apparve. Due ore dopo la fucilazione dei gerarchi fascisti, Valerio ordinò che Sforni e De Angelis fossero liberati e che fosse loro consentito di tornare a Como.

      L’incidente fu la prova tangibile di quanto il colonnello fosse deciso ad eseguire gli ordini con la massima rapidità, senza ingerenze di alcun tipo. Era chiaro che Sforni e De Angelis avevano lasciato Como con in testa le direttive emanate la sera precedente dal Clnai provinciale, che prevedevano la traduzione a Milano di Mussolini vivo. Ma, evidentemente, gli ordini di Valerio erano diversi. A Dongo, aveva informato Pedro e Neri che lo scopo della sua missione era di uccidere il Duce, Claretta Petacci e molti altri fascisti. E’ probabile, quindi, che abbia ordinato l’arresto di Sforni e di De Angelis perché riteneva che non avrebbero acconsentito ad un mutamento così drastico del piano originale.
      Inoltre, De Angelis aveva annunciato che si sarebbe recato a Como, dove avrebbe certamente riferito del colpo di mano del colonnello. Di conseguenza, questi decise di non correre rischi e ordinò ai partigiani di Dongo di arrestare Sforni e De Angelis. Li conosceva tropo poco e sospettava delle loro reali intenzioni. Fu questa la scusa accampata.

      Dopo l’esecuzione di Mussolini e della Petacci e la partenza di Valerio per Milano, Pedro andò a trovare Sforni e De Angelis. Si disse dispiaciuto per il loro arresto e affermò di non aver avuto altra scelta se non quella di obbedire agli ordini del colonnello, che era di grado superiore al suo. I tre uomini conversarono con franchezza. Pedro raccontò di essere stato personalmente favorevole a consegnare Mussolini e gli altri prigionieri al Clnai di Milano.
      Tuttavia, su questo punto, gli ordini di Valerio erano chiarissimi. Il colonnello aveva confidato a Pedro che il trasporto a Milano dei cadaveri di Mussolini e dei suoi ministri era una questione capitale. In caso contrario, egli [Pedro] avrebbe pagato con la vita. Sembrò comunque strano che Pedro, il comandante dei partigiani del luogo, riconoscesse in Valerio non solo un ufficiale di grado superiore ma anche un elemento così importante da poter ordinare nientemeno che la fucilazione del Duce e degli altri gerarchi fascisti. In ogni modo, di qualsiasi natura fossero i dubbi nutriti da Pedro, questi furono cancellati dal placet degli altri capi partigiani (Neri e Bill, ad esempio), che erano presenti quando Valerio aveva enunciato gli obiettivi del suo viaggio a Dongo.


      L’esecuzione di Mussolini, di Claretta Petacci e di altri dignitari fascisti catturati dai partigiani a Musso e a Dongo (28 aprile 1945)

      Il colonnello (rappresentante del Clnai milanese e del generale Cadorna, comandante in capo del Cvl) raggiunse Dongo verso le 13.00 con l’ordine segreto di giustiziare Mussolini, la Petacci e un certo numero di gerarchi fascisti. I prigionieri erano nelle mani della Cinquantaduesima brigata partigiana “Luigi Clerici”. Mussolini si trovava a Bonzanigo di Mezzegra, un villaggio sulle colline di Azzano (sulla strada principale che va da Como a Gravedona).
      Alcuni ministri fascisti erano detenuti a Germasino, altri a Dongo. […] Valerio non era in possesso di ordini scritti o di una lista di persone da fucilare. Ma ciò non deve sorprendere, visto che le comunicazioni tra Dongo e Milano erano interrotte, senza contare che il Clnai di Milano era addirittura all’oscuro dei nominativi esatti dei prigionieri. […] Al colonnello fu quindi consegnato l’elenco dei quarantanove fascisti catturati a Dongo e a Musso. Comprendeva
      ministri, gerarchi, autisti e altri. […].

      Fu solo dopo l’arrivo di Valerio a Dongo che lo “spagnolo” (che si trovava nella stessa automobile di Claretta Petacci) fu identificato come il fratello della donna, Marcello. Il colonnello, invece, era convinto che si trattasse di Vittorio Mussolini. La sera prima, la radio del Clnai aveva infatti annunciato che il figlio del Duce intendeva raggiungere la Svizzera a bordo di una macchina, fornito di documenti spagnoli. Dal momento che lo “spagnolo” continuava a negare di essere Vittorio, Valerio ordinò a Bill di condurre il prigioniero al cimitero locale e di concedergli tre minuti per confessare la sua vera identità. Scaduto il termine, sarebbe stato assassinato. A quel punto, Marcello Petacci confessò. Gli chiesero allora di esibire una qualche prova. L’uomo disse che i suoi documenti erano nascosti nella stanza dell’hotel di Dongo dove aveva trascorso la notte precedente. Poco dopo, le carte furono trovate nel luogo indicato. Il suo nome fu quindi inserito nella lista compilata dal colonnello per l’esecuzione, per un totale di sedici persone. Tuttavia, prima di procedere con la fucilazione, Valerio si recò a Bonzanigo di Mezzegra, il luogo di detenzione di Mussolini e della Petacci. Erano circa le 16.00.

      La versione del colonnello (Walter Audisio alias “colonnello Valerio”) dell'esecuzione è stata pubblicata qualch giorno dopo sulle pagine del quotidiano l’Unità, all’epoca l’organo ufficiale del Pci.. La seguente descrizione degli eventi è basata invece su una serie di racconti riferiti da testimoni oculari e da altre persone. Si segnalano, ad esempio, la padrona della casa dove la coppia trascorse la sua ultima notte e uno dei due partigiani che montarono la guardia (e che poi si occuparono dei due cadaveri). Con l’eccezione del brano che affronta i circa dieci minuti trascorsi dal momento in cui Valerio condusse Mussolini e la Petacci dalla casa di Bonzanigo al luogo della fucilazione in località Giulino di Mezzegra (vi è qualche dubbio in proposito giacché queste informazioni si basano su rapporti di seconda mano), il resoconto può essere considerato autentico.

      Uscirono dalla casa di Bonzanigo poco dopo le 16.00. Il Duce indossava un pastrano color grigio scuro (il bavero era alzato) e un berretto calato fino agli occhi; Claretta un vestito grigio e, in testa, un fazzoletto di seta annodato sotto il mento. Portavano entrambi stivali neri. La scorta era composta dal colonnello, da un capo partigiano e da numerosi uomini. La processione era aperta da un partigiano armato di mitra. Veniva poi Mussolini, al cui fianco camminava il capo partigiano con un fucile a tracolla. Seguivano la Petacci e Valerio, che impugnava un mitra. Il Duce e la sua amante percorsero via del Riale e via Mainoni. A metà strada, sembrò all’improvviso che Mussolini stesse per ruzzolare a terra. Subito dopo, però, si riprese. Ai pochi passanti fu ordinato di allontanarsi ma alcuni rimasero ad osservare il corteo. Via Mainoni conduce ad una piccola piazza con, in mezzo, una piccola fontana. Sul lato est, si erge un arco che segna l’inizio di via Ventiquattro Maggio. Da qui si scende verso Azzano, passando per Giulino. Sotto l’arco sostava una Fiat 1100 nera, targata Roma. La processione si fermò. Il luogo era in penombra e sembrava fatto apposta per un’esecuzione. Tuttavia, la presenza ravvicinata di due persone (e di altre due accanto alla fontana) provocò un cambio di programma, prolungando di alcuni minuti la vita della coppia. I presenti, comunque, non si accorsero della disperazione con cui la Petacci abbracciò Mussolini durante la pausa. I due furono fatti salire in macchina e portati fino al numero civico 14 di via Ventiquattro Maggio. In questo punto la strada svolta improvvisamente a sinistra, in modo che da nord la visuale è coperta. Il muro ricurvo di pietra, con un cancello in mezzo, nasconde alla vista il lato sud della via. Dal cancello, guardando a sud verso il lago, si scorgono gli alberi di Tremezzo e un piccolo promontorio; oltre il lago, le campagne di Bellagio. Davanti al cancello, la visuale è nascosta da una fitta boscaglia. Dietro, si apre il sentiero che porta a villa Belmonte. Fu in questo luogo incantevole che il Duce e Claretta furono fatti scendere dalla Fiat 1100. Ora, forse, capirono ciò che stava per accadere. Terrorizzati e ammutoliti, ascoltarono la sentenza di morte letta dal colonnello.

      Subito dopo, a Mussolini fu ordinato di spostarsi di qualche passo verso il muro di pietra, a nord del cancello. Fu allora che Valerio gli scaricò addosso una raffica di mitra. Il colonnello era rivolto a nord, alla destra del condannato. Cinque proiettili colpirono trasversalmente il torace del Duce. Ci si interroga ancora se, alla distanza di qualche passo, abbia aperto il fuoco anche il capo partigiano che stava alla sinistra del prigioniero. Mussolini si accasciò sulle ginocchia per poi stramazzare accanto al muro. Fu poi la volta della Petacci, che alzò le braccia in un gesto di disperazione. Anche la donna fu colpita al torace e cadde a fianco dell’amante. I corpi si toccavano. Il Duce non era ancora morto (aveva un occhio aperto). In quel momento, un partigiano arrivò trafelato dalla parte bassa della strada. Aveva udito la raffica di mitra. Il capo partigiano che aveva partecipato all’esecuzione gli fece cenno di avvicinarsi. Vedendo che Mussolini era ancora in vita, il nuovo arrivato estrasse una rivoltella e lo finì con due colpi. Lino, che poco dopo fu vittima di un fatale “incidente”, raccontò più tardi che Claretta si era rivolta al Duce con queste parole: “Siete felice di essere stato accompagnato fino a questo amaro epilogo?”. Secondo il partigiano, potrebbero essere parole d’amore ma anche di risentimento.

      La fucilazione avvenne tra le 16.15 e le 16.30. Lino e Menefrego (quest’ultimo arrivò a piedi da Bonzanigo qualche minuto dopo) rimasero accanto ai cadaveri mentre Valerio e gli altri se ne andavano. […] I corpi furono poi rimossi dalla strada. In via Ventiquattro Maggio, Mussolini aveva perso poco sangue.
      Tuttavia, ne uscì in abbondanza mentre la salma veniva portata via a bordo di una piccola automobile. Più tardi, un fotografo locale scattò una foto della pozza di sangue rimasta nell’abitacolo. […] I corpi dei sedici gerarchi fascisti giustiziati a Dongo (la loro esecuzione avvenne alle 17.17) furono collocati su un camion e portati ad Azzano. All’incrocio della strada principale con via Ventiquattro Maggio (che scende da Giulino di Mezzegra), l’automezzo si fermò per caricare le salme del Duce e della Petacci. Subito dopo partì per Milano con a bordo i diciotto cadaveri, giungendo in città la notte stessa.